Intervista a Francesco Cambria, presidente del Consorzio Etna Doc

 

Promozione, valorizzazione del territorio, sinergia con tutti gli attori e i produttori del sistema Etna, ricerca. Tutti obiettivi ai quali sta lavorando il Consorzio Doc Etna e il suo presidente, Francesco Cambria, comproprietario dell’azienda di famiglia Cottanera. A quasi un anno dal suo primo mandato, Cambria in questa intervista traccia un primo bilancio e sottolinea l’importanza di guardare la complessità dell’Etna come un micro continente dalle mille sfaccettature, dove la sinergia e il coinvolgimento delle diverse parti è la strategia vincente. Fra i tanti obiettivi del presidente del Consorzio Etna, uno in particolare gli sta più a cuore: il passaggio alla DOCG.

D. Presidente Cambria, a quasi un anno dal suo primo mandato come presidente del Consorzio DOC Etna, che bilancio può tracciare?
R. Il bilancio è più che positivo. Ho riscontrato una forte partecipazione da parte dei consociati mostrando tutti di essere una squadra affiatata che lavora con spirito sinergico e per obiettivi. Abbiamo dimostrato che il coinvolgimento di tutti gli attori parte del sistema Etna – dai produttori alle associazioni – risulta vincente. Ne è prova la prima edizione degli Etna Days, un vero e proprio successo non solo del Consorzio Doc Etna ma del sistema Etna.

D. A proposito di Etna Days, quali sono stati gli obiettivi raggiunti e il messaggio che avete voluto condividere con questa prima edizione?
R. Gli obiettivi che ci eravamo fissati sono stati raggiunti: fare incontrare i giornalisti con i produttori, creare le condizioni per un confronto tra tutti i produttori, promuovere l’Etna come micro continente.  Il messaggio è quello di aver presentato il territorio ai nostri ospiti, stampa e buyers,  e aver fatto vivere loro  l’esperienza Etna a 360 gradi. Il nostro focus è stato rivolto principalmente alla  stampa estera e statunitense perché stiamo lavorando ad un progetto di promozione che punta al mercato estero, in particolare al mercato americano. Vogliamo che l’Etna sia concepita come un sistema unico e complesso, un territorio dove convivono diversi elementi ma tutti parte dello stesso insieme.

D. Tutti pazzi per l’Etna. Qual è il valore aggiunto del vulcano più alto d’Europa?
R. La sua biodiversità, i suoi microclimi, il suolo. Un vero e proprio continente con tante sfaccettature che noi produttori traduciamo in un bicchiere cercando di comunicare questa complessità attraverso il vino. E poi lo straordinario lavoro di tutte le aziende vitivinicole che continuano ad alzare l’asticella sempre più in alto e produrre dei vini di qualità.

D. Si punta molto sull’enoturismo, che oggi si declina in wine experience. In che modo il Consorzio vuole potenziare questo settore?
R. L’enoturismo per tutti noi produttori e consorziati rappresenta uno strumento di crescita importante, sia dal punto di vista aziendale che dal punto di vista territoriale. E lo sanno benissimo le cantine che si stanno organizzando con strutture ricettive e un’offerta enoturistica che non si limita solo alla semplice degustazione ma va ben oltre, includendo l’arte, la musica, la cultura in generale. Con il wine tourism, ogni produttore si fa promotore del territorio generando un circolo virtuoso di sviluppo ed economia. Il Consorzio  intende inaugurare e sostenere una serie di iniziative a supporto della nostra realtà consortile e del sistema Etna. L’Osservatorio permanente Etna Doc, nato durante la presidenza di Antonio Benanti, è stato creato anche per conoscere in modo approfondito l’organizzazione delle cantine che operano all’interno del territorio etneo e fotografare al contempo lo stato dell’arte dell’offerta rivolta ai turisti.

D. Il Consorzio Doc Etna include piccole, medie e grandi realtà aziendali. Come gestisce questa complessità?
R. L’equilibrio è necessario, fondamentale. Siamo tutti piccoli rispetto ad altre realtà perché i territori sono contingentati e il volume delle bottiglie prodotte non genera una massa critica.
Il Consorzio ha il ruolo di trait d’union e questo consente di promuovere la denominazione.

D. Come risponde la città di Catania? La sensazione è quella che la città di Catania non abbia consapevolezza di essere la città di riferimento del Consorzio DOC Etna e della realtà vitivinicola che la circonda.
R. Poco rispetto a quanto potrebbe e dovrebbe. Negli ultimi anni però la sensibilità di Catania e del catanese è aumentata e lo ha dimostrato il successo delle degustazioni in città durante gli Etna Days.

D. Sono state 3.293.388 le bottiglie prodotte a marchio Etna DOP nel primo semestre del 2022, pari a un imbottigliato di 24.700 ettolitri, con  un incremento del 30% rispetto allo stesso periodo di riferimento nel 2021. Cosa significa per Lei questo risultato?
R. Che stiamo andando nella direzione giusta. Che ci sono tutte le premesse per mantenere e migliorare lo standard qualitativo dei nostri vini.

D. Dopo il bilancio del primo anno della sua presidenza, può parlarci dei prossimi obiettivi?
R. Stiamo lavorando a piccole modifiche nel disciplinare che riguardano la tipologia dei vini spumante, insieme all’intervento su alcuni parametri analitici di specifiche tipologie di vini. Continueremo ad operare utilizzando gli strumenti che l’Osservatorio permanente Etna DOC offre, a collaborare con le università regionali. UNICT e UNIPA, a sostenere iniziative come gi Etna Days sia in loco che fuori dalla Sicilia. Stiamo iniziando un percorso di una zonazione delle contrade con una serie di dati che stiamo raccogliendo. Tra gli obiettivi, c’è anche quello di rinnovare la chiusura dell’atterraggio per il prossimo quinquennio, per far sì che da una parte si eviti un’inflazione del prodotto, dall’altra, si tuteli la bellezza paesaggistica e produttiva.

D. Immagino che Lei stia anche lavorando al grande obiettivo: Il passaggio alla DOCG.
R. Il mio obiettivo è quello di concludere il mio mandato arrivando all’assemblea dei soci con la richiesta ufficiale di inizio dell’iter che porterà alla DOCG.

di Liliana Rosano

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Francesco Cambria

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