L’Etna incontra i vini di Elisabetta Foradori

 

Il Relais Monaci delle Terre Nere, presso Zafferana Etnea (Ct), è una dimora ottocentesca tra le più belle in Sicilia (vedi anche qui). La tenuta cela 20 suites tra i vari terrazzamenti, nelle quali architettura e arte contemporanea si fondono con i principi della bio-architettura.

Il luogo perfetto per una serata speciale dedicata ai vini di Elisabetta Foradori, iconica produttrice trentina. La degustazione, ben sei le etichette assaggiate, è stata condotta da Theo Zierock, il figlio più giovane di Elisabetta, talentuoso fotografo giramondo che non ha però dimenticato il legame che lega la sua famiglia alla terra.

Il menù è stato studiato ad hoc dallo chef di casa, Bleri Dervishi, e dal patron Guido Alessandro Coffa. Obiettivo: valorizzare i due territori diversi, creare un momento nel quale Etna e Trentino s’incontrano.

Il percorso di Elisabetta Foradori è noto a tanti: la scommessa sull’autoctono Teroldego, vitigno dimenticato dai più ed elevato grazie al suo lavoro ad una delle più apprezzate varietà trentine. Poi, la conversione alla viticoltura biodinamica nel 2002, la produzione di vini naturali, l’utilizzo dell’anfora: un approccio che pone al centro della produzione la natura, coi suoi ritmi e le sue stagioni. Di questi vini che affascinano ci parla anche Valerio Capriotti, noto sommelier ed appassionato del lavoro della Foradori, una delle aziende che lo ha fatto innamorare ed appassionare al mondo del vino, ed assaggiandoli capiamo bene che il perché.

Capriotti e Theo Zierock ci raccontano, dopo la Nosiola e il Pinot Grigio entrambi macerati in anfora, il Teroldego: il base e i due Cru, Sgarzon e Morei, concludendo con il Granato, la selezione di Teroldego che ha fatto grand il marchio. Uve autoctone dunque quelle vinificate da Elisabetta Foradori, chiaro indizio di come la filosofia dell’azienda sia quella di valorizzare quello che il territorio ha da offrire.

Ecco dunque il punto di contatto con il progetto di Guido Coffa: territorio, terra, natura. Una visione simile che potremmo definire “geocentrica”: è Gea, la madre terra, a dettare i ritmi. D’altronde Monaci delle Terre Nere non è quello che ci si aspetta da un hotel di lusso, è di più. Qui ci si riappropria e si comprende il valore del tempo, un lusso semplice e, in un mondo frenetico, quanto mai necessario.


 

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