Volto noto nel mondo del vino, Veronika Crecelius è da oltre 10 anni corrispondente dall’Italia per la rivista Weinwirtschaft di Meininger Verlag. Lavora come giornalista del vino da 20 anni e tra le sue prestigiose collaborazioni conta le principali testate di enogastronomia tedesche.
Degusta con professionalità e passione, ma la sua curiosità non si ferma alla sola conoscenza tecnica del prodotto: nei suoi articoli ama raccontare sia i personaggi che le storie aziendali, con un occhio sempre attento alle tematiche economiche e di mercato.
D. La Germania è un mercato di sbocco importantissimo per il vino siciliano, e italiano in genere. Come è evoluto negli ultimi 10 anni?
R. Le cifre del mercato tedesco non hanno subito molte variazioni negli anni: è un mercato stabile. Si può sempre parlare di un consumo totale intorno ai 20 milioni ettolitri. La superficie vitata è da anni invariata e si aggira intorno ai 100.000 ettari, cioè al livello della Sicilia, e la produzione interna copre solo il 41-42 % della domanda nazionale. L’Italia rappresenta ancora oggi il partner più importante, con una quota annua che varia tra il 17 e il 19% su tutto il vino consumato in Germania, ovvero una quota in valore del 36-38% tra i vini d’importazione. Certamente ci sono cambiamenti demografici, è cambiata la distribuzione perché è diventata più complessa, c’è la concentrazione nella GDO, ma c’è anche la tendenza di vendite pur stabili ma crescenti nella fascia premium.
D. Tra qualche giorno avrà luogo il Prowein. E’ importante secondo te che le aziende siciliane siano presenti? Se si, perché?
R. Certo che è importante, non solo perché per tante aziende la Germania rappresenta il primo o secondo mercato export. Al Prowein prendi tanti piccioni con una fava. Non solo la Germania, ma anche i mercati limitrofi e i mercati dell’est. Poi dipende ovviamente tutto da quanto bene il produttore si è organizzato prima, ma questa considerazione vale per qualsiasi fiera, in tutto il mondo.
D. Parliamo di Sicilia. Qual è, secondo te, la percezione del vino siciliano nel consumatore tedesco?
R. Il vino siciliano è un prodotto ormai affermato sul mercato tedesco, ha una buona reputazione. Il consumatore tedesco si fida della parola Sicilia, ma non sa distinguere le varie denominazioni. A questo proposito, posso raccontare di aver fatto recentemente un’indagine tra gli importatori e la distribuzione: loro riconoscono una crescente qualità media, è cresciuta l’immagine e si parla anche di una identità e un profilo più marcato. Inoltre in Germania, per gli addetti ai lavori, la Sicilia rappresenta una regione seria, la più seria di tutto il Sud Italia.
D. In cosa pensi che eccella la Sicilia del vino in Germania e cosa pensi che ancora non abbia capito – cioè, in cosa, secondo te, ha margini di miglioramento?
R. Il Nero d’Avola è senz’altro rimasto il primo ambasciatore del vino siciliano e si è collocato anche nelle fasce medio-alte e alte del mercato. Cresce il Grillo, che piace molto, e finalmente si comincia a capire e ad apprezzare i vini dell’Etna. Comunque rimangono ancora tanti quelli che si aspettano che il Sud produca solo vini opulenti, soprattutto nella fascia “non più tanto giovani”. Ci vuole ancora tanta formazione, e informazione. Ci sono grandi e reali margini di miglioramento: il consumatore tedesco si fida dalla Sicilia, ma non ne ha ancora esplorato la produzione.
D. Cosa ne pensi della comunicazione che fanno le aziende siciliane nel tuo paese?
R. A mio avviso le aziende fanno troppo poco per un mercato di questo spessore
D. Che peso hanno i social network per il consumatore di vino tedesco? Tu segui costantemente le pagine social delle aziende italiane?
R. Io non seguo le pagine social delle aziende italiane, non mi pare una fonte affidabile per il giornalismo, ma sbircio ogni tanto per vedere in che modo si presentano al grande pubblico, come cercano di attirare l’attenzione del consumatore.
D. Parliamo di te. Cosa leggi per tenerti aggiornata sul mondo del vino?
R. Tante cose e da mercati/paesi diversi, dalla voce della industria del vino sino ai “fondamentalisti” del vino naturale, non dimenticando una critica del vino che va oltre la dimensione organolettica. Per seguire la politica vitivinicola italiana sono anche abbonata al Corriere Vinicolo.
di Alessia Panzeca