Giuseppe Russo, cantina Girolamo Russo, Etna nord: diciannove ettari di vigna coltivata in biologico su tre contrade ad una altitudine di circa 700 metri. L’età delle piante non è immediatamente definibile, per certo sono vecchie, alcune superano il secolo di vita. Neanche i suoli sono di semplice studio. Si tratta, come per gli altri, di numerosi strati di lava che il vulcano ha prodotto nel corso del tempo. Ogni sciara, in siciliano la lingua di roccia lavica che scende a valle (dell’arabo “ša῾ra”, letteralmente terreno sterile e incolto) ha la sua storia, la sua composizione e consistenza; e ogni storia, nella schizofrenia cromatica di pietre nere e ginestre, ha la sua voce e il suo nome. Si chiamano Contrade, tra queste San Lorenzo, Feudo di Mezzo, Guardiola, Arcurìa, Santo Spirito, Zottorinotto, Trimarchisa e così via.
Restituire il nome al vino, in un difficile, ossequioso compito che necessita il “silenzio” del vinificatore, è un rompicapo che in pochi sanno risolvere.
La strada, però, Giuseppe Russo la intuisce e la traccia sin da subito. Accade nel 2005, quando riceve l’azienda di famiglia dal papà Girolamo. Come? Selezionando in vendemmia singole porzioni delle vigne e vinificando le partite separatamente. Questa è una delle principali ragioni per cui – tra pochi – si ha la percezione del “vino di contrada”. Poi, nel 2009, la consacrazione a viticoltore dell’anno per Gambero Rosso.
Le tre contrade di Giuseppe Russo
Feudo: la vigna, tra Verzella e Randazzo, è estesa sei ettari. L’area era già nota in epoca greca, i suoli profondi e generosi sono perfetti per la vite. Sotto il profilo microclimatico, la contrada è influenzata dai venti che, dal mare, si incanalano lungo il fiume Alcantara tra i Nebrodi e l’Etna.
Feudo di Mezzo: la vigna ha una superficie di un ettaro. Si trova presso Passopisciaro (da “Passo per le Sciare”). Si estende su un ampio ripiano interposto tra due colate laviche che disegnano una parcella aspra e irregolare. I toni prevalentemente scuri, con apprezzabile porosità.
San Lorenzo: alle porte di Randazzo, ha una superficie di dodici ettari. Si trova alle pendici basso-montane del vulcano, tra i 700 e gli 800 metri. Il nome deriva probabilmente dal culto del santo, un nobile aragonese. I vigneti crescono su colate laviche di recente datazione. I suoli sono porosi, sciolti e leggeri, garantiscono un ottimo drenaggio. In vigna si notano affioramenti della vecchia roccia madre risalente ad una colata del V secolo a.C.. (quella cioè che genera i suoli, lo strato profondo della contrada).
Sei i vini prodotti:
Doc Etna Bianco, Nerina
Doc Etna Rosato
Doc Etna Rosso, A’Rina
Doc Etna Rosso, Feudo di Mezzo
Doc Etna Rosso, Feudo
Doc Etna Rosso, San Lorenzo
Il vino
Non è il vino più premiato o celebrato, eppure il suo fascino emerge sempre, inesorabilmente. Il Doc Etna Rosso, Feudo 2010 è prodotto unicamente da uve nerello mascalese. I grappoli sono raccolti a mano nella seconda decade di ottobre; il mosto fermenta per circa tredici giorni in vasche di acciaio inox. Segue un affinamento di almeno diciotto mesi e dipendentemente dalla annata, nella prassi sedici mesi tra barrique e tonneau, più altri sei mesi in bottiglia. Il colore è rosso rubino intenso. Al naso, legno di rosa, confettura di ciliegia nera e lampone, con delicate note verdi come bosso, alloro, radici, bastoncino di liquirizia. In bocca è pieno, corposo ma gentile. Il tempo accentua la sua innata eleganza. Il tannino, pur avvolgente e rotondo, ha un effetto dirompente nelle sensazioni tattili. Imprevedibile, come quando la lava tocca il ghiaccio.
Girolamo Russo
di Giuseppe Russo
via Regina Margherita, 78 – fraz. Passopisciaro
Castiglione di Sicilia (Ct)
www.girolamorusso.it