Fondazione SOStain, intervista al Presidente Alberto Tasca

 

Nasce la Fondazione SOStain Sicilia. Di fatto, è un salto (globale) in avanti dell’Isola verso la sostenibilità, il rispetto dell’ambiente e dei consumatori. Un progetto molto ambizioso che parte dalle aziende, forse unico al mondo. Fondamentale seguire costantemente e misurare la riduzione dell’impatto sull’ecosistema confrontandosi con trasparenza con i consumatori. Qui il comunicato stampa. Abbiamo intervistato il neo-Presidente Alberto Tasca per capire meglio le nuove linee di azione della Fondazione:

D. Oggi nasce la Fondazione SOStain Sicilia. La sostenibilità è ormai un argomento indispensabile
R. La sostenibilità è un percorso ormai obbligatorio che coinvolge tutte le aziende, in qualsiasi settore. In questi mesi abbiamo lavorato come matti per lo sviluppo di un nuovo protocollo che potesse essere seguito da tutte le aziende vitivinicole siciliane e che potesse essere l’inizio di un miglioramento costante del livello di sostenibilità nel settore vitivinicolo siciliano.

D. Che obiettivi avrà la fondazione?
R. La Fondazione si occuperà di indirizzare le cantine verso la misurazione costante e la riduzione dell’impatto che le pratiche agricole hanno sul territorio, 
di agevolare la condivisione di best-practicesfinalizzate al rispetto dell’ecosistema e all’assoluta trasparenza nei confronti del consumatore. Inoltre solleciterà un comitato tecnico-scientifico al fine di rispondere ai fabbisogni di ricerca e di innovazione delle cantine, di aggiornare il disciplinare, per alzare l’asticella ogni anno. Su un altro fronte, invece, attrarre e coordinare fondi per la ricerca verso le finalità prefissate. Lo scopo della fondazione sarà, in altre parole, promuovere un sistema sempre più virtuoso di praticare vitivinicoltura, basato sui principi della sostenibilità ambientale, economica e sociale, offrendo servizi di assistenza tecnica alle aziende, erogando formazione sulla sostenibilità e rendendo i protocolli applicabili.

D. La Fondazione si baserà sull’esperienza SOStain. Perché, tra tante iniziative sulla sostenibilità, avete scelto proprio questa?
R. Perché SOStain adotta un disciplinare che è stato creato da un comitato scientifico indipendente, partendo dal basso, cioè dai fabbisogni dei produttori, ed è stato testato per 10 anni da alcune cantine siciliane. È inoltre un programma certificabile da un ente terzo ed è riconosciuto da molti monopoli del Nord Europa.

D. Sembrerebbe uno scatto in avanti della Sicilia, anche paragonandolo ad altre realtà italiane ed estere. La Sicilia ha una percentuale tra le più alte in Europa per produzioni in agricoltura biologica.
R. Assolutamente si. Quello che si sta cercando di fare è assegnare, tramite un marchio e delle best-practice agricole, di conduzione aziendale, di rispetto verso l’ambiente e verso i consumatori, una Sicilia attenta, vigile sui grandi temi. La Sicilia è già molto “green”, solo che dobbiamo rendere queste informazioni ufficiali e leggibili, cosa che attualmente non è. Chi è già in regime biologico, infatti, non avrà alcuna difficoltà ad entrare dentro, salvo l’attività di doversi misurare anche su altri indicatori rispetto a quelli che tengono conto della “salute” del suolo; sarà necessario, ad esempio, tenere sotto controllo il peso della bottiglia, per ridurre le immissioni di Co2 in atmosfera, così come ridurre i consumi di energia elettrica in favore di energie da fonti rinnovabili. Questi sono dati molto importanti perché, punto primo, una volta che si inizia, si è portati a migliorare sempre di più le performance, diminuendo anche gli sprechi, cosa che aiuta anche nella gestione aziendale; punto secondo, quando si deve prendere una decisione, si sa quale è la soluzione migliore che si ha a disposizione. Perché? Perché hai misurato le tue attività, sai dove devi migliorare e perché hai come riferimento le aziende del tuo territorio, sulle quali è possibile confrontarsi. Si noti che queste non sono informazioni di tipo “competitivo”. Come conseguenza, miglioriamo tutti, sul fronte del bene comune e della gestione “green” delle aziende; in più aumenta il valore del brand “Sicilia”. Quindi, non si attiva la concorrenza, ma solo il confronto.

D. Il vantaggio dunque è nel know-how “ambientale” condiviso?
R. Nella esperienza di SOStain, il confronto è stato proprio la cosa più positiva, e cioè poter far sedere allo stesso tavolo comitati tecnico-scientifici insieme a noi e tecnici di altre aziende. Questo ci ha fatto crescere tutti.

D. Quali sono i soggetti che potranno partecipare alla Fondazione Sostain Sicilia? Immagino tutti quelli che vorranno aderire al protocollo
R. Tutti, con un nuovo protocollo di SOStain. SOStain è stato sviluppato per 10 anni e rielaborato con alcune aziende che lo utilizzano, come Planeta. Su questa esperienza lo abbiamo modificato e adattato su quello che potrebbe essere l’idea del primo modello unico di sostenibilità nazionale. Questo prevede uno standard agricolo basato sul protocollo “SQNPI” (Sistema Qualità Nazionale Produzione Integrata) e “VIVA” (Sostenibilità nella Vitivinicoltura in Italia), sviluppato dal Ministero dell’ambiente. Accanto a questo abbiamo aggiunto dei requisiti minimi, per alzare il livello, come ad esempio divieto del diserbo, che per SQNPI sarebbe consentito, e tutta una serie di azioni adattate alla realtà siciliana. Questo servirà per imparare tutti, creando un database che misuri le nostre performance e capire il punto al quale si è giunti, dov’è la Sicilia, verso dove si sta andando e come migliorare.

D. La prospettiva è diversa dal vino biologico tradizionale?
R. No, è un nuovo tassello, un altro passo in avanti per costruire la Sicilia del futuro. I produttori si sono uniti, si è creato il Consorzio di Tutela DOC Sicilia per tutelare la denominazione, adesso si svilupperanno tutti i progetti di miglioramento qualitativo, sia di best-practice che di conduzione aziendale.

D. Il protocollo è più rigoroso di quello in vigore per l’agricoltura biologica?
R. È inclusivo, nel senso che l’uno non esclude l’altro, ma anche più ampio perché prende in considerazione più aspetti a cui le cantine devono attenersi per ottenere un marchio di sostenibilità da apporre in bottiglia; dentro ci saranno molte pratiche di coltivazione che riteniamo utili, comprese alcune tecniche biodinamiche. Il biologico è quello che noi pendiamo in considerazione, un benchmark. Chi non fa né biologico, né biodinamico, prenderà come riferimento SQNPI, escludendo, in ogni caso, il diserbo, con la facoltà di usare dei prodotti non tossici e non chimici ammessi, e nella misura in cui questi hanno impatto uguale o inferiore a quelli consentiti per l’agricoltura biologica.

D. Potranno aderire tutte le aziende?
R. Nello sviluppo di questo protocollo abbiamo creato un tavolo tecnico, che ha lavorato con tutte le tipologie di aziende, dove le più complesse sono sicuramente le cooperative che hanno tanti piccoli coltivatori agricoli; insieme a loro, grazie a un sondaggio condotto internamente, abbiamo analizzato l’attività e quali potevano essere i requisiti minimi di inclusione. Accanto tutto questo, ovviamente, proveremo ad alzare gradualmente i requisiti per migliorare le performance di tutti. In altre parole, il punto di partenza è quello dove si trova oggi la Sicilia, le aziende siciliane. Il futuro è il miglioramento.

D. Da un punto di vista concreto come si procederà?
R. Il tavolo tecnico sarà rappresentato da agronomi e professionisti tecnici sparsi su tutto il territorio siciliano, un comitato scientifico esterno che, sul fabbisogno del tavolo tecnico, proporrà soluzioni o chiederà ad enti di ricerca o scienziati in vari ambiti di trovare delle soluzioni; poi, le soluzioni che verranno decise, saranno adottate immediatamente se fruibili, ovvero saranno oggetto di ricerca.

D. Sotto il profilo della organizzazione? 
Il nucleo di aziende di partenza è sostanzialmente quello già in SOStain. Si occuperà dello scouting, della promozione, della preparazione e dei piani di formazione, Maurizio Lunetta.

D. Ci saranno novità anche sul fronte delle certificazioni?
R. No, le certificazioni saranno operate da soggetti terzi, iscritti presso l’albo ufficiale degli enti certificatori, esterni alla Fondazione. Noi ci occuperemo solo dell’autocontrollo. Verificheremo se la direzione intrapresa dalle aziende è corretta o se ci sono aggiustamenti da fare.

D. La Presidenza della neo-nata fondazione è stata affidata ad Alberto Tasca
R. Ho aderito a SOStain nel 2009. È un percorso bello, anche perché, come dicevo prima, quello della sostenibilità è una strada obbligata per il mondo, sia per i settori industriali, sia per le scelte di tipo politico, pubbliche e private. È un modo per essere trasparenti e per migliorare. Lo stesso Covid-19 ci insegna che l’uomo ha un po’ esagerato. Poi, SOStain mi ha aiutato moltissimo nella gestione aziendale: monitorando l’impatto delle nostre azioni ho scoperto dove eravamo bravi e dove invece c’erano margini di miglioramento, e quindi è stato più facile correggere il tiro. In altre parole, si ha una gestione meno istintiva e molto più consapevole. Sono convinto che da questo lavoro la Sicilia ne trarrà grande giovamento.

FP