Inizia il tour di Castello di Montepò nell’alta ristorazione. Le prime due tappe sono in Sicilia, nelle Isole Eolie, il 21 e 22 settembre. Degustazioni, abbinamenti cibo-vino, con il racconto del Sangiovese Grosso e le “imperdibili verticali” delle etichette più rappresentative dell’azienda della famiglia Biondi Santi.
Il primo appuntamento è lunedì 21 settembre all’Hotel Signum di Salina con la verticale di tre annate di Schidione – il Supertuscan blend di Sangiovese Grosso BBS 11, Cabernet Sauvignon e Merlot, coltivate nella tenuta in Maremma della famiglia Biondi Santi – riservata a titolari e sommelier degli associati de Le Soste di Ulisse, il circuito che raggruppa il meglio dell’ospitalità siciliana.
A seguire un pranzo con gli abbinamenti appositamente studiati da Martina Caruso, chef 1 stella Michelin del Signum, con Schidione, Sassoalloro, figlio enologico prediletto di Castello di Montepò, e JeT, il primo rosato ottenuto dalle uve Sangiovese grosso BBS11.
Il giorno successivo, martedì 22 settembre, si replica al Therasia di Vulcano, resort di lusso affacciato sul mare dell’Arcipelago, da cui si ammira uno dei tramonti più affascinanti del Mediterraneo. Alla degustazione verticale parteciperanno titolari di enoteche, ristoratori, direttori di hotel e sommelier di sala che – nel panorama dell’accoglienza siciliana – si distinguono per la selezione dei vini presenti nelle loro strutture.
Anche per questo secondo appuntamento è previsto un abbinamento ai piatti di Giuseppe Biuso, Chef 1 stella Michelin del Cappero, il ristorante di punta del Therasia.
Entrambe le verticali saranno guidate da Tancredi Biondi Santi che racconterà in prima persona del progetto Castello di Montepò 2020/2030, centrato sull’unicità del territorio della Maremma e del vitigno Sangiovese Grosso BBS11, un caposaldo della storia vitivinicola della famiglia Biondi Santi.
La Tenuta di Montepò
Il Castello di Montepò, la cui originaria edificazione è da attribuirsi al senese Roberto Sergardi, è stato edificato in questa forma nella prima metà del 1300 e dista da Scansano (Grosseto) circa 7 Km. La Tenuta conta su 600 ettari complessivi di estensione, di cui 50 dedicati alla coltivazione della vite, il territorio è quello della Docg Morellino di Scansano. La proprietà è stata acquistata da Jacopo Biondi Santi intorno al 2000. I vitigni coltivati: Sangiovese (il famoso clone BBS11) per il 70%, Cabernet Sauvignon e Merlot. Le etichette aziendali sono sei: Sassoalloro (Sangiovese in purezza), Morione (Merlot in purezza), Braccale (Sangiovese e Merlot), Schidione (Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese), Schidione Millennio (una riserva speciale) e il Morellino di Scansano.
Nota: le degustazioni del 21 e 22 settembre non riguarderanno i vini “Biondi Santi – Tenuta il Greppo”: dal 2016 è stata infatti acquistata da Epi, gruppo indipendente francese guidato da Christopher Descours focalizzato nello sviluppo dei brand di lusso del quale fanno parte, tra gli altri, lo champagne Piper-Heidsieck.
Il clone Sangiovese Grosso BBS11
della famiglia Biondi Santi
Nel settembre 1970 Franco Biondi Santi iniziò una selezione clonale delle sue vecchie viti del Greppo, provenienti dalla selezione massale iniziata dal nonno Ferruccio a metà dell’800,in collaborazione con i professori Casini, Bandinelli dell’Istituto di Coltivazioni Arboree della Facoltà di Agraria dell’Università di Firenze. In cinque vendemmie furono selezionati diversi cloni di Sangiovese ma quello divenuto ufficiale è il BBS/11 (Brunello Biondi Santi, vite n° 11), clone dal quale sono state prelevate le gemme poi innestate sulle nuove barbatelle selvatiche. In seguito a tale selezione il BBS11 è entrato a far parte dell’Albo dei “Vitigni Raccomandati” dell’Unione Europea.
La configurazione orografica della Tenuta, la circolazione delle correnti d’aria, la presenza di grandi aree boschive, e la stessa particolare composizione dei suoli dove è predominante il galestro a larga tessitura, sono condizioni essenziali a definire gli aspetti identitari dei vini del Castello di Montepò. Una valorizzazione che la famiglia Biondi Santi cerca di conseguire ad ogni vendemmia, con coerenza e proiezione nel futuro. Il valore da ricercare è principalmente in ogni singola microzona e in una gestione rispettosa delle potenzialità di ogni vitigno/vigneto, che vanno comprese e sviluppate per vini identitari e quindi pienamente riconoscibili nella tradizione produttiva dei Biondi Santi. L’approccio di Donato Lanati, chiamato ad affiancare la famiglia, è ancora più centrato sugli aspetti di interazione di suoli, climi e varietà impiantate, e come gli stessi, componendosi tra loro, possono caratterizzare maggiormente le peculiarità produttive di un unicum originario come è la Tenuta del Castello di Montepò, nel sud-est della Maremma in Toscana.