Parte dalla Sicilia il nuovo modello socioeconomico e sostenibile che candida la regione con il vigneto biologico più grande d’Italia a punto di riferimento per lo sviluppo sostenibile.
Questo modello, fondato e sostenuto dalla Fondazione SOStain Sicilia, programma di so-stenibilità per la vitivinicoltura in Sicilia, è promosso dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia e da Assovini Sicilia. Giunto alla terza edizione, il Simposio “Interazioni sostenibili” della Fondazione SOStain Sicilia, ha chiamato esperti di sostenibilità applicata in diversi ambiti disciplinari e produttivi a confrontarsi sulle buone pratiche e sulle sfide future.
Tre i panel del Simposio, che ha ospitato la stampa generalista e di settore nella sala con-gressi del Marina Convention Center del Molo Trapezoidale di Palermo: “Sezione Natura”, “Sezione Economia e Società”, “Sezione Collaborazioni Virtuose”.
Un invito ad agire senza cadere nella trappola del greenwashing è l’esortazione del con-duttore televisivo Federico Quaranta, moderatore del Simposio e grande sostenitore della Fondazione SOStain guidata da Alberto Tasca.
“I sacrifici fatti ogni anno per organizzare il Simposio vengono sempre ben ripagati dall’alto valore sociale e scientifico che emerge dal dibattito – evidenziano dal Consiglio Direttivo della Fondazione SOStain Sicilia, composto da Alberto Tasca (Tasca d’Almerita), Giu-seppe Bursi (Settesoli), Letizia Russo (Feudo Arancio), Arianna Occhipinti e Alessio Plane-ta delle omonime cantine. L’aver dato vita a un evento così qualificato e innovativo – ag-giungono – rende le cantine SOStain assai orgogliose di contribuire alla nascita di un nuo-vo pensiero imprenditoriale fondato sulla tutela del Pianeta e di chi lo abita. Un modello socio-economico che parte dalla Sicilia ma che va esteso il più possibile”.
Per Lucrezia Lamastra, presidente del Comitato Scientifico SOStain e Docente Università Cattolica di Piacenza, “le aziende, nel processo di certificazione, misurano la loro impronta carbonica e idrica, analizzano la sostenibilità della gestione agronomica e soddisfano una serie di requisiti sociali ed economici. Questo percorso, delineato e guidato dal rispetto dei 10 requisiti SOStain, le guida a una ottimizzazione continua nel tempo dei propri processi aziendale portandole dall’analisi all’individuazione delle criticità e quindi al miglioramento”.
Se la minaccia del cambiamento climatico è già realtà, il mondo vitivinicolo non sta fermo a guardare. Mattia Filippi, cofondatore di Uva Sapiens ed esperto di sviluppo enologico, assegna alla Vitecologia, il ruolo di modello di sviluppo futuro in grado di governare il cam-biamento climatico. “Si tratta di un modello ispirato ai principi dell’agroecologia, disciplina basata sull’evoluzione dell’ecologia in campo agricolo, definita da cinque principi (le siner-gie, la regolazione naturale, la diversità, l’efficienza e il riciclaggio), che guarda a un con-cetto più ampio, multidisciplinare e multidimensionale. Che prevede dei principi aggiuntivi, come quelli nel campo delle discipline e delle dimensioni sociali, politiche ed economiche” – commenta Mattia Filippi.
Scienza e ricerca, valutano nuove e vecchie tecniche agricole a supporto della complessa gestione del vigneto e della capacità di mitigare le emissioni di gas serra.
“Si sta valutando l’effetto di una pratica agricola, antica come l’uomo, che è l’utilizzo del carbone vegetale, oggi biochar, come ammendante – aggiunge Lucio Brancadoro, pro-fessore di Viticoltura e di Coltivazione Arboree presso l’ Università degli Studi di Milano.
“L’effetto di sequestro del carbonio atmosferico, il biochar, come pratica di ammendante dei suoli, presenta un’importante capacità di adattamento della coltura ai cambiamenti cli-matici. In particolare, il biochar, ha dimostrato di avere un effetto fortemente migliorativo sulle proprietà fisiche, chimiche e biologiche del terreno, grazie alla sua struttura porosa e alla carica elettrostatica riduce la lisciviazione di micro- e macronutrienti, contribuendo così al mantenimento della fertilità del suolo” – conclude Brancadoro.
Si scrive agricoltura 5.0, si legge intelligenza artificiale. Come può l’AI ottimizzare la ge-stione delle risorse naturali e affrontare le sfide ambientali, particolarmente nel bacino del Mediterraneo? Giulia Baccarin – Co-founder e Managing Directordi MIPU – Predictive Hub, sostiene che “l’intelligenza artificiale, attraverso modelli predittivi, algoritmi, possa svolge-re un ruolo importante nell’ ottimizzazione dell’irrigazione in agricoltura, riducendo il con-sumo idrico nelle zone colpite dalla siccità. Inoltre, l’AI può migliorare il monitoraggio della qualità dell’aria e delle emissioni di gas serra, promuovendo politiche di mitigazione più ef-ficaci”.
Secondo Giorgio De Rita, segretario Generale Censis, “L’economia verde è, prima di tutto, una grande sfida sociale, se solo sapremo guardare le cose anche dalla prospettiva delle persone, delle loro paure e delle loro speranze. Se sapremo fare profezia, che non è fan-tasia in libertà, non è chiudere gli occhi per immaginare quel che non esiste, ma espres-sione di quel che non siamo ma potremo essere, di quel che abbiamo dentro e sappiamo fare ma non facciamo ancora”.
Il cambiamento che evoca la sostenibilità è anche opportunità, non solo discomfort e sa-crifici. E cambia anche la comunicazione.
“C’è un forte bisogno di una narrazione sulla sostenibilità che coinvolga direttamente le persone e che faccia partire dal basso la domanda di cambiamento- afferma nel suo inter-vento al Simposio Daniele Cobianchi – CEO McCann Worldgroup Italy. In questa nuova vi-sione i protagonisti della comunicazione possono e devono cambiare faccia, attraverso il racconto di storie che siano fonte di ispirazione, esempio ed emulazione. Tre, i punti chia-ve sui quali si basa la comunicazione: autenticità e trasparenza, storytelling orientato all’impatto, coinvolgimento della comunità”.