Un limone ad un euro e il consumo della buccia è persino sconsigliato. Un passo indietro. In questa seconda parte di Agosto giungono saluti di buone vacanze da alcuni amici e fans di WIS in giro per l’Europa. Tra queste, due le vogliamo condividere con i nostri lettori, provenienti dall’Austria e dalla Germania. Qui i prodotti alimentari mediterranei sono beni di lusso, al punto da essere importati dai posti più disparati e a prezzi ragguardevoli. Dalla catena austriaca M-Preis, comprensorio di Landeck/Tirolo, ci arriva una foto dal banco frutta con limoni spagnoli al prezzo di un euro al pezzo, del quale – nientedimeno – si sconsiglia il consumo della scorza. A Monaco di Baviera, invece, da REWE (il gruppo che comprende anche Penny) è possibile comprare un “limette” (lime?) messicano al prezzo più economico di 69 centesimi l’uno. Tuttavia, l’indicazione si estende anche al conservante e, a scanso di equivoci, riportiamo fedelmente: “konserviert mit Thiabendazol, Imazalil und ortho-Phenylphenol; gewachst”. L’ultima parola significa “cerato”. Nella stessa foto un pompelmo dal Sud-Africa a un euro e diciannove centesimi, anche qui si può notare che si sconsiglia il consumo della buccia.
Lasciamo a voi ogni considerazione di tipo salutistico, ovvero, di potenziale business.