In uno dei borghi più belli d’Italia, abbarbicato su una collina che domina la campagna circostante, si tiene la quinta edizione della manifestazione gastronomico-culturale Memorie e Tradizioni.
Il “set” di questa suggestiva rievocazione storica è Gangi, paese delle Alte Madonie dalle architetture suggestive e dalla storia antica.
In questa occasione è stato proposto a cura di Slow Food, “L’Itinerario del Gusto” un percorso che ha condotto i più di 4000 visitatori di questa tre giorni alla scoperta dei prodotti Buoni, Puliti e Giusti che fanno riferimento ai Presidi Slow Food e alle comunità del Cibo Terra Madre. Tanti i produttori, delle condotte siciliane e non, presenti e felici di raccontarsi e raccontare il quotidiano lavoro di conservazione della Biodiversità.
Grazie al contributo di chef locali sono poi stati organizzati laboratori del gusto sui prodotti che caratterizzano l’agricoltura montana delle Madonie: pane e olio extravergine di oliva, formaggi ma sopratutto legumi.
Il 2016 è infatti l’anno internazionale, indetto dalla FAO, di questi “semi nutrienti per un futuro sostenibile”.
E proprio i Legumi sono stati al centro del convegno organizzato sabato dal comune di Gangi, Slow Food Sicilia, Condotta Slow Food Alte Madonie, Università degli studi di Palermo sul tema “Il valore della Biodiversità: dai legumi ai prodotti delle aree montane“, con relazioni ed interventi del mondo della ricerca, della politica e del sistema di conservazione della biodiversità di Slow Food.
L’intento della intera manifestazione è infatti quello di non disperdere la memoria del passato, una memoria gastronomica e storica. E’ il cibo, con la sua ritualità e gli antichi usi contadini, al centro della rievocazione che ha visto animarsi le strette viuzze del borgo medievale coi più di 330 figuranti che, in costumi d’epoca, hanno ridato vita ad una Gangi antica, a cavallo tra Ottocento e Novecento, quando il paese con i sui 16.000 abitanti era uno dei borghi più floridi e popolosi delle Madonie.
Uno spaccato della vita quotidiana di oltre un secolo fa: la faticosa vita dei campi, con la rappresentazione del ciclo del grano, i bambini divisi tra i giochi semplici e la scuola, le vecchie donne intente a ricamare e filare, e ancora i mestieri antichi come quello del calzolaio e del cestaio. Sono state poi raccontate storie legate alla Grande Guerra, alla vita della aristocrazia terriera, attraverso la rappresentazione di un momento di convivialità della famiglia del barone Sgadari.
Non è mancata neanche la musica, serenate e canti antichi hanno scandito il precorso che ha trasportato indietro nel tempo curiosi e turisti alla ricerca della Sicilia più autentica.
Ad ogni sosta si è potuto degustare una delle specialità della buona cucina madonita: la pasta ccu màccu caratteristico condimento a base di fave, finocchietto selvatico; la provola delle Madonie, presidio Slow Food; il pane di casa impreziosito da un filo di olio di CRASTU e poi ancora i maccarrùna e a càrni ccu sùcu, il classico manciàri da’ fèsta, in un epoca in cui la carne si consumava appunto solo in occasioni speciali. Si è poi concluso con l’assaggio di dolci tipici del borgo, preparati con farine locali di grani antichi e accompagnati da un bicchierino di buon rosòlio.
Una serata davvero piacevole dove si è potuto assaporare non solo buon cibo, del territorio e genuino, ma anche la passione della cittadinanza coinvolta nell’allestimento della rievocazione. Merito anche del sindaco, Giuseppe Ferrarello il cui impegno ha portato i gangitani tutti a partecipare con entusiasmo a questa che si conferma come una delle feste più interessanti delle estati madonite.