A Ghost in the Wine Cellar. Di Thomas Rowlandson

 

La stampa, A Ghost in the Wine Cellar di Thomas Rowlandson pubblicata il 1° aprile 1800, mostra una scena ambientata in una cantina. Un gruppo di cinque uomini, probabilmente militari, è seduto attorno a un tavolo. Attorno, botti di vino. Si beve. All’improvviso, un figura in armatura appare sulla destra, causando panico tra i presenti. Alcuni cadono dalla sedia, altri si rannicchiano spaventati. ​I dettagli chiave sono: il “fantasma”, rappresentato come un cavaliere medievale in armatura completa, incluso l’elmo.; e qualcosa che il cavaliere brandisce, potrebbe assomigliare a una candela, o piuttosto un documento.​

Ma cosa succede in Europa nel 1800? A grandi linee, quasi tutte le nazioni sono in guerra (Seconda Coalizione contro la Francia). Napoleone, dopo la Rivoluzione della Bastiglia del 1789, è in ascesa e a breve – nel 1804 – diventerà imperatore. Il Sacro Romano Impero, dopo mille anni di storia, si sta dissolvendo (1806). Finisce il cosiddetto Ancien Régime, quello delle monarchie assolute, per far posto a un nuovo ordine, con grandi trasformazioni sociali e ideologiche. L’Inghilterra, forse la principale nemica della Francia napoleonica, teme l’espansione delle idee rivoluzionarie. Nonostante questo, la Royal Navy domina i mari, compreso il Mediterraneo e lì è appena nata una grande e nuova storia, quella del Marsala.

L’interpretazione originale della vignetta di Rowlandson, dunque, non è di facile lettura, ma potrebbe suggerire alcuni temi di assoluta “attualità”, e cioè una satira sulle superstizioni e sulle paure infondate. La scelta di rappresentare il fantasma come un cavaliere medievale potrebbe simboleggiare l’idea di figure del passato che “tornano” a turbare il presente. La reazione esagerata degli uomini nella cantina sottolinea il carattere umoristico e critico dell’opera verso tali timori.​

Thomas Rowlandson
Rowlandson (1757–1827) è stato uno dei più celebri caricaturisti e illustratori satirici dell’Inghilterra georgiana. La sua opera, vivace e pungente, offre uno spaccato vivido della società britannica di fine ‘700 e inizio ‘800, fra politica, costume, vizi e virtù quotidiane. Nato a Londra nel luglio 1757, Rowlandson cresce in una famiglia modesta, ma riceve un’educazione artistica di alto livello. Studia alla Royal Academy Schools e perfeziona le sue competenze a Parigi, dove entra in contatto con la tradizione artistica francese e ne assorbe l’eleganza del disegno e la libertà dello stile.
Fin dai primi anni, Rowlandson si distingue per il suo umorismo tagliente e la capacità di osservare la società con un occhio acuto e spesso impietoso. I suoi disegni raccontano la vita quotidiana, ma anche i grandi eventi della politica e del costume inglese. Nessuno è risparmiato: aristocratici, politici, militari, medici, preti, contadini, ubriaconi e donne di malaffare sono tutti protagonisti delle sue tavole. La sua arte si basa spesso sulla linea fluida e dinamica, sulla deformazione dei corpi e sull’uso espressivo della mimica facciale – tratti che rendono immediatamente riconoscibile il suo stile. Molte sue incisioni venivano vendute come stampe singole, spesso a tema politico o erotico, rivolte a un pubblico borghese in cerca di intrattenimento e satira. Noto per una vita disordinata, segnata da debiti di gioco, bevute e una certa instabilità economica, riuscì comunque a mantenere una produzione prolifica e a godere di grande popolarità. morì a Londra il 22 aprile 1827, lasciando dietro di sé migliaia di disegni, acquerelli e incisioni, molti dei quali oggi conservati nei più importanti musei del mondo, come il British Museum, il Metropolitan Museum of Art e il Victoria and Albert Museum.

FP