Apprendiamo con rammarico della scomparsa di Giuseppe Benanti. Tangibile l’amore per il vino, per il vulcano e per l’arte. Grande l’impulso economico che ha saputo imprimere alle aziende vinicole di Sicilia in generale. Ne ripercorriamo brevemente alcune importanti tappe.
Classe 1945, il Cavaliere – insignito della prestigiosa onorificenza da Carlo Azeglio Ciampi nel 2000 nel settore farmaceutico – è da considerarsi la figura chiave della moderna viticoltura etnea.
L’attività di produzione del vino fu da lui avviata nel 1988, due i fronti: sul versante sud-est presso Viagrande, dove insistevano appezzamenti di famiglia, e quello nord presso Castiglione di Sicilia. La prima bottiglia ha raggiunto il mercato nel 1990. Illuminata la gestione aziendale sin dagli inizi. Nel tempo si è avvalso di importanti collaborazioni italiane ed estere, tra questi Siegrist, Di Stefano, Negro, Monchiero e Salvo Foti, agronomo ed enologo etneo che rimarrà a capo della produzione per lunghi anni. Indispensabile e con merito il lavoro compiuto sui vitigni autoctoni, soprattutto sul Nerello Mascalese, sul Nerello Cappuccio, sul Carricante e sulla Minnella. Inoltre, fu il primo a comprendere l’importanza della zonazione, mettendo in luce alcune tra le migliori “vigne di contrada” oggi considerate dai più leggendarie. Parallelamente, la ricerca si è sviluppata nel lavoro di cantina e nelle fermentazioni, tanto da ottenere brevetti nella selezione di lieviti autoctoni.
Tra i riconoscimenti ottenuti, “Cantina Italiana dell’Anno” (Gambero Rosso/Slow Wine, 2007), “Top 100 Winery” (Wine & Spirits Magazine, USA, 2012), “OperaWine – Finest 100 Great Producers” (Wine Spectator) e diverse menzioni su pubblicazioni come Decanter, Wine Advocate, Jancis Robinson, Wine Enthusiast, New York Times, Forbes, La Revue du Vin de France.
I funerali si svolgeranno sabato mattina alle 10.30 presso la Chiesa Madre (piazza San Mauro) di Viagrande, Ct.