Venticinque anni dalla prima vendemmia e non sentirli. Alessandro di Camporeale, azienda vitivinicola nell’agro di Monreale, celebra il venticinquesimo compleanno con una nuova etichetta il Monreale Perricone Mandranova e traccia un bilancio di questo primo quarto di secolo. Tre cugini, Anna, i due omonimi Benedetto Alessandro, la quarta generazione, e una famiglia che con continuità porta avanti il progetto di valorizzare il territorio e di rispettarne la vocazione.
Nata nel 1900 come azienda agricola, è allora che la prima generazione Alessandro inizia l’avventura nel mondo agricolo e vitivinicolo. La svolta arriva negli anni duemila, quando la terza generazione decide di iniziare il processo di vinificazione e di inaugurare un nuovo capitolo. Venticinque anni e quaranta ettari dopo, si contano circa trecentomila bottiglie e una tradizione che mantiene viva la fedeltà al territorio insieme a una visione sostenibile dalla vigna alla cantina.
“Il nostro passato centenario ci ha guidato verso un presente dinamico dove raccogliamo i frutti dei nostri investimenti e del nostro progetto. La nostra è stata sempre un’azienda familiare con una visione imprenditoriale lungimirante che ci consente di guardare al futuro” – commenta Anna Alessandro, responsabile dell’amministrazione.
Nata tra le colline della valle del Belìce, vicino Palermo – nel territorio della Doc Monreale, entroterra della Sicilia nord-occidentale, ad altitudini che vanno dai 300 ai 600 metri sul livello del mare – l’azienda vitivinicola Alessandro di Camporeale si estende su suoli calcarei-argillosi e sabbiosi.
Grazie a particolari e favorevoli condizioni pedoclimatiche, ad un clima caratterizzato da forti escursioni termiche tra notte e giorno, c’è una piena valorizzazione delle varietà autoctone come il Nero d’Avola, il Catarratto e il Grillo, e varietà internazionali come il Syrah e il Sauvignon Blanc che si sono adattate perfettamente al territorio di Camporeale. Proprio il Syrah è stato un vitigno-icona per l’azienda d Camporeale, diventato poi un vino capace di interpretare il territorio. Oggi, l’attenzione si sposta sugli autoctoni – prima sul Grillo e poi sul Catarratto. E infine sul Perricone.
“Il Monreale Perricone Mandranova è un progetto legato alla nuova generazione – afferma Benedetto Alessandro, l’enologo della famiglia e dell’azienda. Mio cugino Benedetto fu il primo, dieci anni fa, a parlarne individuandone il potenziale. Questa riscoperta è legata a due fattori: è un vitigno che ha il vantaggio di maturare tardi, quindi di resistere al caldo. Inoltre, ci aiuta a gestire il cambiamento climatico. E grazie alle condizioni climatiche del nostro areale – altitudine e terreno argilloso e calcareo – che il Perricone è un vino fresco, leggero ed elegante, che esprime tutta la sua complessità al palato e all’olfatto mantenendo una gradazione alcolica media e incontrando la freschezza e la leggerezza del gusto del consumatore attuale”, – continua l’enologo Benedetto Alessandro.
“Il progetto legato alla riscoperta e alla valorizzazione del territorio – gli fa eco il cugino Benedetto Alessandro, che in azienda è responsabile marketing e commerciale – rientra nella nostra visione aziendale di raccontare i nostri vini attraverso il territorio in cui ci troviamo. Siamo in un areale unico, la Doc di Monreale, che ha diverse peculiarità che noi vogliamo trasmettere e comunicare con i nostri vini. La vitivinicoltura di oggi deve raccontare un territorio, un ‘esperienza. Il vino è molto di più di una bevanda. Il vino è cultura, è territorio. Il binomio vino-territorio è vincente”.
Di fronte alle sfide di oggi, tra l’incombente minaccia dei dazi, la crisi dei consumi, il cambiamento climatico, la quarta generazione di Alessandro di Camporeale guarda al futuro con competenza e consapevolezza. Raccoglie con sapienza gli insegnamenti e il know-how delle generazioni passate, portando nuova conoscenza nel rispetto dei valori legati alla sostenibilità e al biologico, che sono il manifesto dell’azienda.
“Guardiamo al futuro trovando un equilibro tra la lezione del passato e l’innovazione. Nella produzione e in vigna è cruciale la gestione dell’acqua. Noi stiamo investendo molto nella gestione dell’acqua, che più che la siccità è il vero problema della Sicilia – commenta l’enologo Benedetto Alessandro -. Dal punto di vista del lavoro in cantina, non tradiamo i valori legati alla sostenibilità e al biologico. Quando si lavora con uve equilibrate, l’intervento in cantina è minimo. Credo fortemente che dare priorità esclusiva alle varietà autoctone – che si caratterizzano anche per il ritardo nella raccolta – ci permette di avere un risparmio energetico e una gestione razionale ed efficiente dell’acqua anche in cantina. Infine, anche in cantina seguo un approccio less is more: minimizzare le chiarifiche, le stabilizzazioni”.
E il futuro? “Per i prossimi decenni continuiamo ad alzare l’asticella – aggiunge Benedetto Alessandro – a valorizzare le nostre varietà autoctone e rispettare la vocazione dei territori. Ecco, la Sicilia può vincere le sfide globali nel campo vitivinicolo perché ha molti vantaggi. Ma per farlo deve valorizzare i territori e la vocazione dei vitigni legata al territorio. Piantare vitigni nelle zone vocate ci consentirà di avere vini di qualità”.
Da dieci anni, del progetto vitivinicolo della famiglia Alessandro fa parte anche il territorio dell’Etna, con la tenuta Generazione Alessandro.
“Continuiamo anche sull’Etna con la valorizzazione del territorio – commenta Anna Alessandro – La nuova generazione ha ereditato dal passato il legame con la terra. Il nostro fattore vincente è stato ed è tuttora quello di considerare l‘azienda come impresa dove la famiglia ha un ruolo forte ma che segue un modello imprenditoriale dinamico e innovativo”. E mentre si guarda già alla quinta generazione, Anna Alessandro riflette sul valore della sua generazione e quella dei suoi cugini.
“La nuova generazione ha apportato novità e nuove conoscenze perché ci siamo confrontati con realtà diverse ma abbiamo sempre mantenuto il forte legame con il valore che più rappresenta la continuità intergenerazionale: valorizzare il territorio”.