Per un bicchiere di Passito

 

Il video è girato da Giulia Monteleone a Pantelleria, perla nera del mediterraneo, dove tra dammusi e muretti a secco si fa viticultura eroica. Si lotta contro il vento, contro il sale e contro la fatica di vendemmiare negli scoscesi terrazzamenti che lambiscono il mare blu. Il duro lavoro è però ripagato da un sorso color ambra che sa di confettura di albicocche: è il Ben Ryé  il figlio del vento, il Passito di Pantelleria di Donnafugata.


 

E’ il 24 Settembre 2016, la vendemmia è già finita ma l’attività in cantina non cessa: è il momento della sgrappolatura, un processo antico che caratterizza la produzione del Passito di Pantelleria.

Nella località di Piana Ghirlanda, gli acini di zibibbo appassiti al sole vengono staccati dal raspo da mani sapienti, con movimenti veloci. Lavoratori di tutte le età intenti e attenti nel separare ogni singolo acino canticchiando sottovoce: danno vita ad una scena unica, che si ripete da decenni uguale a se stessa.

Ma perché si sgrappola?

“E’ necessario eliminare le parti legnose, che contengono tannini amari al palato e che pregiudicherebbero la dolcezza del nostro Ben Rye” spiega Ivan Caronna, responsabile accoglienza di Donnafugata.

L’uva passa, dolce e zuccherina, è l’ingrediente segreto di questo vino da meditazione così amato; viene aggiunta al mosto per conferire quel colore unico e quella dolcezza piena e fruttata che ne è caratteristica.

Artigianalità e macchinari all’avanguardia sono quindi il connubio perfetto e che contraddistinguere la produzione di uno dei Passiti di Pantelleria più apprezzati e conosciuti.

Un sodalizio ben riuscito come quello tra l’isola e Donnafugata: l’una sponsor dell’altra.

 

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