Accordi intenazionali o italian sounding? Dopo il CETA arriva il Mercosur

 

Dopo il Ceta arriva il Mercosur e l’agricoltura italiana torna ad essere merce di scambio per accordi internazionali che rischiano di danneggiare gravemente le imprese agricole e le produzioni Made in Italy. Un fenomeno denominato Italian Sounding. Il riferimento è al negoziato commerciale che l’Unione Europea ha intrapreso con i Paesi del mercato comune dell’America meridionale.

Mercosur è l’acronimo di Mercado Común del Sur, il mercato comune di Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela. Sono inoltre Stati associati la Bolivia e il Cile (dal 1996), il Perù (dal 2003), la Colombia e l’Ecuador (dal 2004). Il Venezuela è diventato membro a pieno titolo dell’organizzazione il 31 luglio 2012, dopo ben 6 anni dall’avvio del processo, che è stato rallentato dall’opposizione del Paraguay. A Dicembre 2016, i paesi fondatori hanno sospeso il Venezuela per scorrettezze nei rapporti di mercato sudamericani.

L’intenzione sarebbe di chiudere l’intesa entro il prossimo mese di marzo, ma sono diversi i dubbi sull’impatto del trattato su alcuni settori cardine dell’agroalimentare tricolore. Non a caso Coldiretti ha chiesto alle ultime riunioni sui tavoli dei Ministeri delle Politiche agricole e dello Sviluppo economico di evitare accelerazioni repentine su posizioni non condivise, visti i tanti aspetti che rimangono da chiarire.

A preoccupare è, tra i vari punti, l’apertura all’arrivo a dazio zero in Europa di grandi quantitativi di carne bovina dai paesi sudamericani. Si parla di un contingente di 70mila tonnellate che potrebbe aumentare a 100/130mila tonnellate. Ciò implica una concorrenza sleale nei confronti degli allevatori italiani e un abbassamento della qualità per i consumatori, considerato che l’86% della carne importata dall’Ue già proviene dai paesi Mercosur che non rispettano gli standard produttivi e di tracciabilità oggi vigenti in Italia e nel Vecchio Continente.

Lo stesso discorso vale per il riso, dove il contingente tariffario sarebbe di 45 mila tonnellate, ma anche gli agrumi, specie considerano le problematiche fitosanitarie dei prodotti provenienti da Paesi Mercosur contaminati da Black-spot o Macchia nera, un organismo nocivo degli agrumi chiamato Phyllosticta citricarpa.

Preoccupa anche il discorso della protezione delle indicazioni geografiche e della lotta al fenomeno dell’italian sounding in paesi come quelli sudamericani, in cui la produzione di cibo che richiama all’Italia o ne storpia le principali specialità è particolarmente fiorente. Decisamente più ridotti i vantaggi per l’export agroalimentare Made in Italy. La liberalizzazione riguarderebbe vini, sughi, marmellate, conserve di frutta, olio d’oliva ma non pasta, formaggi, aceti, pomodori preparati. E anche laddove c’è il semaforo verde, come nel caso del vino, il potenziale dell’export resterebbe in ogni caso limitato a causa di un accordo interno dei Paesi Mercosur che favorisce i prodotti di Cile ed Argentina.

fonte Coldiretti

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