Estate dei record, tra siccità e 125 mila ettari bruciati

 

Estate difficile quella del 2017. Molte le regioni che hanno lo stato di calamità per la siccità, per la precisione undici. Le stime parlano del 41% in meno di precipitazioni, il che classifica l’annata come la quarta piu’ siccitosa di sempre. Tra l’altro, conquista il posto d‘onore per il caldo con una temperatura media superiore di 2,48 gradi alla media, inferiore solo a quella registrata nel 2003.

E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr che confermano l’anomalia climatica di quest’anno con oltre 125 mila ettari andati a fuoco (fino ad ora), che sono praticamente il triplo rispetto alla media dei 10 anni precedenti e piu’ di 2 miliardi di danni provocati alle coltivazioni e agli allevamenti dalla siccità.

Gli effetti dall’andamento climatico anomalo del 2017 si estendono dal campo alla tavola con il contenimento produttivo di tutti prodotti base della dieta mediterranea con il raccolto di pomodoro per passate, polpe, concentrati e sughi da conserve che – sottolinea la Coldiretti – è stimato in calo del 12% rispetto allo scorso anno mentre per il grano duro da pasta si prevede una contrazione media attorno al 10%, il raccolto di mele tagliato del 23% con punte del 60% in Trentino, la vendemmia è ridotta del 25% e la campagna di raccolta delle olive 2017/18 si prospetta una delle peggiori degli ultimi decenni forse addirittura inferiore all’annata pessima in termini quantitativi dello scorso anno con 182 mila tonnellate. Ma a subire gli effetti sono anche gli animali perché la siccità – continua la Coldiretti – ha tagliato il foraggio per l’alimentazione del bestiame con prati e pascoli secchi mentre il caldo stressa le mucche che producono fino al 20% di latte in meno, mentre le api hanno sofferto le diffuse gelate primaverili a cui ha fatto seguito il caldo e la siccità con i fiori secchi per la mancanza di acqua ed i violenti temporali estivi con la produzione di miele che è piu’ che dimezzata rispetto alla media, per un totale quest’anno attorno alle 10mila tonnellate, uno dei risultati peggiori della storia dell’apicoltura moderna da almeno 35 anni.  Il risultato è che si sta valutando la richiesta dello stato di calamità a seguito delle eccezionali avversità atmosferiche in Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Marche, Lazio, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna e nella Provincia autonoma di Trento.

Di fronte allo stravolgimento del clima è necessario passare dalla gestione dell’emergenza con enorme spreco di risorse, per abbracciare una nuova cultura delle prevenzione in un Paese che resta piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, ma che, per le carenze infrastrutturali, ne trattiene solo l’11% secondo la Coldiretti. Occorrono – conclude la Coldiretti – interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini aziendali e utilizzando anche le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere l’acqua piovana.

fonte: Coldiretti

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