Interesse pubblico, interesse privato. La Sicilia che arde di rabbia!

 

Una premessa

Quando in una mattina di metà giugno, una mattina di scirocco, la parte verde, bella, pulita della Sicilia va a fuoco, inizi a pensare che è giunto il momento di sospendere la tregua. Oltre cinquanta i focolai individuati. Cinquanta. Le informazioni che arrivano sono le più disparate. E disperate. Dalla banale disattenzione, che preferisco colpevolizzare in egual modo, ad una teatrale messa in scena dalle tinte grigie. Quando in una mattina di metà giugno l’interesse privato non è più l’interesse pubblico, vuol dire che sono stati compiuti gravi errori. Talmente gravi che potrebbe anche non salvarsi nessuno. Un informatico direbbe: conflitto di sistema, il pc non può riavviarsi.

di Francesco Pensovecchio

Proverbi siciliani
Cu cu’ cani si curca, cu’ pulici si leva (Chi va a letto coi cani si sveglia con le pulci)
Cui nun voli focu, livassi li ligna (Se non vuoi il fuoco togli la legna)

 


 

La Sicilia che arde di rabbia!

di Francesco Ferreri

 

Curiamo queste nuove, gravi ferite e apriamo un capitolo. Il fuoco ha cancellato migliaia di ettari di piante secolari, e con queste anche la speranza e la voglia di molti imprenditori, adesso sul lastrico. Non è il primo anno, non è la prima volta. Prima, qualche mese fa, Pantelleria. Adesso, per l’ennesima volta, la Sicilia. E tutto è cambiato in poche ore.ferrerimareBN

Domande ovvie nei paesi civili assumono qui un sapore squisitamente retorico: “Se fosse un gesto di origine dolosa, non sarebbe forse equiparabile ad una strage?”. O: “ma lo Stato che dovrebbe proteggere i garantire il cittadini, dov’è?”. O ancora: “Cosa si sta facendo affinché Nerone non continui nella sua opera?”. Poi ci sono la riflessioni lucide: “E se non fosse doloso? C’è un problema di salvaguardia del territorio, di rispetto?”.

Noi siciliani, saremmo, anzi, siamo i più grandi fan del recupero territoriale, e questo problema non è stato mai affrontato, mai gestito.

La differenza, adesso, è che siamo al capolinea, un fine corsa dovuto alla rassegnazione di un popolo che non solo è impotente, ma che – è evidente – nasconde la testa sotto la sabbia per non vedere.

Oggi, un appello a rialzarsi vogliamo farlo noi. Vediamo, viviamo e raccontiamo ogni giorno la bellezza di una terra con alle spalle 3.000 anni di storia. Una bellezza talmente intensa che ci si potrebbe vivere tutti.

Assovini e il mondo del vino siciliano è vicino a tutti coloro che hanno perso tanto o poco in questo disastro. Siamo vicini anche a chi a cercato di difendere gli abitanti di quest’isola mettendo a rischio la propria vita.

 

 

 

 

 

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