La rivoluzione di Diego Planeta, il siciliano cosmopolita che tracciò la rotta della viticoltura siciliana

 

Visionario, cosmopolita, rivoluzionario, coraggioso e colto. Un siciliano dal respiro internazionale ma dalle solide radici nella sua terra. Non chiamatelo però “L’ultimo dei Gattopardi”. Diego Planeta era soprattutto un agricoltore illuminato con una visione moderna e lungimirante in grado di generare innovazione in un’isola, la Sicilia, per cultura restia ai cambiamenti.

La sua eredità culturale e imprenditoriale è stata ricordata e narrata nel convegno a lui dedicato, “Da Menfi la rivoluzione della viticoltura siciliana: la visione di Diego Planeta“, durante il lungo fine settimana di eventi a chiusura dell’anno di Menfi, Città Italiana del Vino 2023.

Vista attraverso gli occhi di Diego Planeta, la Sicilia ci appare quella terra laboriosa, operosa, capace di varcare i confini dell’isola e comunicare al mondo senza gli stereotipi che da sempre hanno accompagnato lo storytelling siciliano. L’isola di Diego Planeta è una terra contadina e imprenditoriale dove aristocrazia e agricoltori dialogano in una visione di insieme strategica e proiettata verso il futuro.

Il passato è memoria da custodire per Diego Planeta, che non ha ceduto alla visione nostalgica della Sicilia di un tempo. Piuttosto, ha fatto tesoro degli insegnamenti della tradizione per trasformare la stessa in una progettualità moderna.

Uno dei fondatori del Gruppo Cantine Settesoli di Menfi, nel 1972 ne divenne presidente, una carica che gli associati hanno voluto che mantenesse per 40 anni. Da quel momento, inizia la rivoluzione della viticoltura siciliana. Un percorso inarrestabile che, grazie a Planeta e ad altri visionari viticoltori siciliani come Giacomo Rallo e Lucio Tasca, traccerà la rotta futura del mondo vinicolo siciliano.

“Planeta è stato il generatore della viticoltura siciliana- lo ricorda durante il convegno il professore Attilio Scienza. Occorreva una spinta all’innovazione, la viticoltura siciliana in quegli anni aveva le scarpe strette. Diego Planeta, ha trasformato la cantina in una sorta di cenacolo dove si discuteva del vino facendo squadra, chiamando consulenti, enologi, sociologi da ogni parte d’Italia per delineare un grande progetto di rinnovamento”.

Profeta in patria, rovesciando in tal modo il vecchio adagio che vuole i siciliani di successo affermarsi solo in sponde lontane dall’Isola, la storia di Diego Planeta è anche la storia di Menfi, la sua città.

Menfi con Diego  Planeta diventa il laboratorio vinicolo e socio-economico d’Italia, una fucina di sperimentazioni e innovazioni che porteranno alla nascita della Doc Menfi nel 1995, la quinta Doc siciliana, con vigneti che si estendono per circa 6.000 ettari (di cui 1.000 a regime biologico) fino a un’altitudine di 400 metri.

Il “modello Menfi” ideato da Diego Planeta negli anni Ottanta si rivela vincente. Non solo per la capacità di aver creato un sistema vino dove dialogano contadini, imprenditori agricoli, enologi ma per aver portato innovazione e sperimentazione e varietà nella coltivazione di vitigni. Oggi, tra internazionali e autoctoni, a Menfi si coltivano ben quaranta vitigni diversi. Terra vocata ai bianchi, Menfi accoglie con successo le varietà a bacca nera. Trovano casa in queste colline vitigni come il Syrah e, di recente, la coltivazione del Frappato è diventato un caso di studio.

“Anima rurale e colta, lo ricorda così Dario Cartabellotta, dirigente generale del Dipartimento Agricoltura della Regione siciliana. Di lui mi colpi l’incontro dove chiedeva di valorizzare i vitigni autoctoni siciliani. Al giornalista che gli chiese perché investire nel vino, lui rispose: lei si occupi del presente e io del futuro. Con Planeta inizia il concetto di vino inteso come espressione culturale di un territorio e strumento di valorizzazione e promozione della Sicilia nel mondo. Tutte idee che confluiranno nella nascita di Assovini Sicilia, l’associazione di vitivinicoltori fondata insieme a Giacomo Rallo e Lucio Tasca nel 1993 e Sicilia en Primeur, l’evento itinerante di Assovini Sicilia che diventa una vetrina della Sicilia nel mondo”.

Nasce il brand Sicilia, il riconoscimento della Sicilia come regione vinicola capace di parlare al mondo attraverso un linguaggio diverso: quello del vino che diventa ambasciatore e voce narrante di storie, territori, persone, famiglie, imprese.

Al ricordo corale si unisce anche Roberta Urso, responsabile delle pubbliche relazioni di Cantine Settesoli, che ha lavorato con Diego Planeta per undici anni.

“Era diretto, aveva il linguaggio dell’imprenditore che conosce bene il mercato ma anche la sua comunità. Aveva un grande rigore ma anche un bel senso dell’ umorismo. Con lui la Cantine Settesoli fa un salto di qualità superando la visione legata alla politica portando un approccio diverso nella gestione”.

Era il 1995 quando Diego Planeta lascia Settesoli per fondare Aziende Agricole Planeta, l’azienda di famiglia.

Alessio Planeta, il nipote-staffetta nel passaggio del testimone, afferma che per  “Diego l’agricoltura era un valore dello spirito. Subiva il fascino dell’ agricoltura di una volta, il fascino dei riti della campagna ma era attratto dal futuro, dall’innovazione.

Due le sue visioni più importanti ed innovative: avere al centro del suo pensiero il mercato, fare prima e fare diverso senza inseguire le mode- continua Alessio Planeta.

Grazie a questo slancio, negli anni 80 piantavamo vigneti internazionali quando si estirpavano vigneti; quando tutti piantavo varietà internazionali noi piantavano varietà autoctone senza inseguire la moda del Nero d’Avola. La capacità di Diego era di saper

interloquire con le persone e trasferire una serie di conoscenze e competenze al team”.

Quali potrebbero essere i pensieri di Diego in questo momento storico?

“Diego direbbe che negli ultimi anni in questo territorio si è interrotta  una certa progettualità condivisa”- conclude Alessio Planeta.

Negli anni Ottanta e Novanta, a Menfi si gettano le basi di quel modello che qualcuno successivamente chiamerà Menfishire ovvero la straordinaria capacità di attrarre viaggiatori, enoturisti, turisti esperenziali sulla rotta del vino.

“Nella visione di Diego l’accoglienza era importante” commenta la figlia Francesca Planeta.

“Lui intuisce  che è fondamentale intercettare il consumatore e avvicinarlo al mondo del vino attraverso iniziative come la domenica in vigna, creando una profonda connessione con la comunità locale. Il suo profondo e forte legame con il territorio di Menfi e i suoi abitanti significava rispetto  e tutela del paesaggio e del territorio, delle maestranze locali. Credeva nei giovani e nella formazione e  per questo- continua Francesca Planeta- abbiamo deciso di creare una borsa di studio per i figli dei dipendenti e maturandi per supportarli nel loro percorso di studi”.

Menfi, terra dove lo scirocco modella le spiagge sabbiose con dune sinuose, raccoglie con orgoglio l’eredità culturale, imprenditoriale del suo cittadino più illustre.

Menfi, l’antica Inyco, dove già nel sesto secolo si era sviluppata la tradizione millenaria del succo d’uva, conclude così il suo anno di capitale enologica e  rende omaggio al suo cittadino più illustre, Diego Planeta con l’intestazione della Villa Comunale.

di Liliana Rosano

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