La vendemmia 2017, intervista a Emiliano Falsini. Tra Sicilia e Toscana

 

Vendemmia 2017. Il colpo d’occhio si allarga a tutta la penisola con Emiliano Falsini, enologo e consulente di fama nazionale (Daniel Thomases lo ha già intervistato per WIS, vedi i collegamenti sotto).

Tra cali di quantità e domande sulla qualità di questa lunghissima, a tratti bollente, vendemmia, gli abbiamo chiesto di contestualizzare le caratteristiche isolane con riscontri su scala nazionale. E le sorprese non sono mancate…

D. Emiliano Falsini, tutti parlano di un calo di quantità, alcuni qualità. Ma i riscontri non sono univoci. Qual è la situazione? E in Italia?
R. Che ci sia un calo di produzione da nord a sud è innegabile. In Italia il calo più evidente, almeno per le aziende che ho monitorato personalmente, è nell’Italia centrale, quindi Toscana, Umbria, Emilia Romagna, e talvolta si rasenta il 50-60%. Altro discorso per la Sicilia, da vedere caso per caso. Sull’Etna il calo è del 15% circa. A Caltanissetta, a Masseria del Feudo, non ce ne sono stati. Paolo Calì ha perso qualcosa. In generale, per le varietà precoci come Merlot, Sauvignon, Cabernet, in zone già calde di suo, hanno sofferto di più. Invece il Cabernet Franc ha risposto molto bene.

D. Sul fronte qualità com’è la situazione?
R. Anche qui, vanno fatte delle distinzioni. I fattori sono molteplici. Sulla qualità ha influito il portainnesto, il terreno, l’esposizione e anche il periodo di vendemmia. Ci sono zone dove a settembre ha piovuto, quindi la situazione è cambiata drasticamente. Sull’Etna ho trovato uve molto belle e secondo me sarà una buona annata. In generale, sulla qualità non sono preoccupato e, anzi, per le varietà tardive potrebbe essere una annata molto interessante.

D. Eppure le notizie a inizio vendemmia erano critiche
R. Si, c’è stato molto catastrofismo all’inizio, se vogliamo anche giustificato. In Agosto la situazione era drammatica. Oggi, a novembre, le cose sembrano diverse. Ho assaggiato i vini un po’ in tutta Italia e registro una situazione abbastanza regolare. I problemi quindi li vedo solo sulle quantità; ripeto, in alcune zone ci sono cali drastici. Per contro, ci sono delle zone come il Friuli dove è piovuto tanto e quindi c’è una situazione del tutto diversa.

D. Insomma, mai generalizzare
R. Si. C’è il rischio di mandare messaggi commerciali fuorvianti, non veri. Alcune dichiarazioni catastrofistiche sono uscite in un momento in cui la vendemmia era all’inizio. Da lì mancavano ancora 40-45 giorni di vendemmia per completare. Per altre zone, invece, mancavano due mesi. Quindi tirare le somme di una vendemmia in modo allarmistico il 20 agosto non ha tanto senso.

D. Torniamo all’Italia
R. In Toscana, sono state colpite alcune denominazioni, come il Brunello e il Chianti Classico, con cali tra il 30 e il 60%. Sulla qualità è altra faccenda; per fare un esempio, ho parlato con produttori di Montalcino molto soddisfatti. Quindi non ci sono risposte univoche. Altro discorso per quanto riguarda il tempo, non sappiamo come il vino si evolverà. Ma per quanto mi riguarda i parametri analitici sono buoni. Le premesse ci sono.

D. Che riflessioni possiamo fare sulla annata? Si può dire 2017 è l’anno dell’agronomo, colui che ha saputo gestire al meglio il vigneto durante la bolla di caldo?
R. Ma è sempre l’anno dell’agronomo! Per un motivo o per un altro. Ricordo che in Italia nel 2014 ha piovuto per tutta l’estate, la situazione opposta. Ma anche lì il suo lavoro è stato fondamentale. È sempre necessario, così come è necessario conoscere i propri vitigni, il comportamento delle proprie varietà, i propri vigneti, è questo che fa la differenza. Per certe zone si riteneva, nel passato, che la soluzione fosse l’inerbimento, la riduzione di vigoria, ma con questo clima è evidente che i ragionamenti da fare sono diversi. Per ottenere vini più eleganti è logico lavorare i terreni e interpretare l’annata. Quest’anno chi li ha lavorati ha avuto il 5% di resa e di qualità in più; lo stesso per la scelta portainnesti. Direi piuttosto che quest’anno è l’occasione per rivedere alcune pratiche viticole, i portainnesti, la gestione del verde, l’irrigazione. In certe zone, se non puoi fare una irrigazione ragionata sei in balia degli eventi climatici. In certi casi non solo è utile, ma indispensabile. Quindi la figura dell’agronomo o del viticoltore è fondamentale se vuoi fare qualità, soprattutto in annate estreme; si fa la differenza.

D. Quindi la Sicilia non si lamenti
R. Non per qualità. È drammatica in termini quantitativi, non scherziamo. Sono altre le annate brutte. Ad esempio, in Toscana nel 2014 nessuno si è azzardato a dire che era una annata da dimenticare, ed era peggio. Quindi, non sbilanciamoci, aspettiamo. Sicuramente ci sono state annate più equilibrate, dove la qualità media forse è stata più diffusa, ad esempio come la 2015 e la 2016. Ma sulla qualità sono tranquillo.

D. Quando avremo un quadro definitivo?
R. Nel post Vinitaly capiremo chiaramente l’andamento complessivo dell’annata. I miei primi assaggi sono molto confortanti; sulla longevità, ripeto, dovremo aspettare.

 

di Francesco Pensovecchio


 

Vedi anche l’intervista di Daniel Thomases, La Sicilia vista da Emiliano Falsini

Prima parte: https://www.wineinsicily.com/la-sicilia-vista-da-emiliano-falsini-prima-parte-letna-il-faro-il-ragusano/

Seconda parte: https://www.wineinsicily.com/la-sicilia-vista-da-emiliano-falsini-seconda-parte-il-centro-sicilia-il-mamertino-la-sorpresa/