Lu Bancu è tra i bianchi siciliani più intriganti di questi ultimi anni. Si tratta di un “Doc Monreale” da uve catarratto dell’azienda Feudo Disisa, presso Grisì – Monreale, guidata da Mario Di Lorenzo.
A proposito di intrigo, questo vino è legato ad un’antica leggenda popolare, probabilmente araba, che narra di un “tesoro” nascosto, mai ritrovato. La questione non è proprio semplice perché parrebbe che il tesoro sia protetto da forze sovrannaturali e che non possa essere portato via. L’unica soluzione possibile per “sbancare lu bancu” è raccapricciante: oltre il suo ritrovamento, mai avvenuto, implicherebbe un triplice omicidio, tre perfetti sconosciuti con lo stesso nome.
Dietro alla pittoresca leggenda del tesoro nascosto, che ancora oggi stimola la fantasia di qualche novello Indiana Jones che vaga per le campagne di Grisì con vanga e piccone, è più verosimile che la fortuna del feudo sia legata al luogo (non si può portare via), alla fertilità delle terre e alla ricchezza della produzione.
L’azienda è posizionata su alte colline a 500 metri di altitudine ed è estesa oltre 400 ettari in un areale che comprende la Doc Monreale, la DOC Alcamo e la DOP Val di Mazara per la (superba) produzione olearia. Il vitigno ha la sua importanza. Il catarratto, autoctono della Sicilia occidentale, è documentato già dal ‘500 e conosciuto con i nomi di catarratteddu, catarrattulu, amantiddatu, catarratto lustru, catarratto virdulicchiu e catarratto dattuliddu. Si consideri che nel catalogo dei vitigni coltivati nella provincia di Palermo del 1883 sono riportati ben otto tipi di catarratto.
Nulla di strano che il vino, ottenuto in campagna fascinose e incontaminate e da uve di grande qualità, raccolga consensi dalla critica e dai giornalisti. Il suo profilo vivace e cristallino esprime al naso note floreali di ginestra, lavanda, agrumi e pesca bianca, mentre al palato è fresco e aggraziato.
Così, per Vinibuoni d’Italia 2021 del Touring Club, Lu Bancu conquista la “Corona”, massimo riconoscimento assegnato dalla guida; mentre, nella Giuda Essenziale ai Vini d’Italia 2021 di Doctor Wine, condotto da Danielle Cernilli, ottiene il lusinghiero punteggio di 95/100.
Di seguito la narrazione in dialetto della leggenda, seguita dalla traduzione:
Lu Bancu di Disisa è un tisoru chi si trova ‘nta li grutti di lu feu di Disisa. Cuntanu l’antichi ca c’è un gran massenti di dinari di munita d’oru e d’argentu, e cu’ è chi li pigghia ‘un trova cchiù la porta nèsciri. Ora certuni vulennu pruvari si putevanu nèsciri, s’hannu pigghiatu ‘na munita d’oru e ‘un hannu pututu nèsciri. E s’hannu pigghiatu in capricciu di fari agghiuttiri òn cani ‘na munita di chisti dintra ‘na muddica di pani, e stu cani ‘un ha pututu nèsciri. E tannu ha nisciutu stu cani quannu ha jatu di corpu, ed ha jutu puru la munita. Pi sbancari stu gran Bancu di Disisa vonnu diri l’antichi ca cci voli tri Santi Turrisi di tri capi di regnu, dipò pigghiari ‘na jumenta bianca, ammazzalla e livàricci lu campanàru. Chistu si l’hannu a manciari a frittedda ddà rintra, dipò s’ammazzanu a li tri Santi Turrisi, e lu bancu si sbanca.
Il Banco di Disisa è un tesoro che si trova nella grotta del feudo di Disisa. Raccontano gli antichi che c’è una grande quantità di danari, monete d’oro e d’argento, e chi le prende non trova più la porta d’uscita.Ora alcuni, volendo provare se potevano uscire, hanno preso una moneta d’oro e non sono potuti uscire.Ed hanno preso in capriccio di far inghiottire ad un cane una moneta di queste, dentro una mollica di pane, e questo cane non è potuto uscire.Ed allora questo cane è uscito quando è andato di corpo ed ha espulso pure la moneta.Per sbancare questo gran Banco di Disisa, dicono gli antichi, che ci vogliono tre persone di nome Santi Puglisi di tre angoli del regno, dopo prendere una giumenta bianca, ammazzarla e togliergli le interiora.Queste se le devono mangiare a frittella là dentro, poi si ammazzano i tre Santi Torrisi ed il banco si sbanca.
http://www.feudodisisa.com/il-vino/tesori/lu-bancu/
