(winenews.it) Un fallimento totale, della politica e dell’amministrazione pubblica in primis, ma non solo. A questo punto, è solo così che si può sintetizzare l’ultimo biennio di gestione della misura Promozione dell’Ocm Vino, di cui oggi, le organizzazioni di filiera, sono tornate a denunciare lo stallo in un comunicato congiunto (https://goo.gl/hvW12P), ma decisamente tardivo. Da un lato la campagna 2016-2017 che vede i fondi nazionali (30 milioni di euro) ancora bloccati, ormai probabilmente persi, dopo le varie revisioni di graduatorie da parte del Ministero delle Politiche Agricole e i ricorsi su cui, ancora, il Tar del Lazio, dopo mesi, non è stato in grado di pronunciarsi. Dall’altro, l’empasse sul decreto 2017-2018, sul quale oggi non è arrivata l’intesa auspicata in Conferenza-Stato Regioni, per l’opposizione della Lombardia, sola Regione che ha votato contro (ed è richiesta l’unanimità, ndr) alle indicazioni del Ministero delle Politiche, in particolare sul tema delle risorse da assegnare sui progetti multiregionali (si parla di 3-4 milioni di euro in tutto, sui 100 a disposizione ogni anno per il Belpaese, di cui 30 gestiti a livello nazionale dal Ministero, e 70 dalle Regioni). E così, ora, tutto passa nelle mani del Consiglio dei Ministri.
Che verosimilmente, significa che deciderà in autonomia il Ministero delle Politiche Agricole, con tutte le assunzioni di responsabilità del caso. Con tempi che si allungano ancora, dopo un ritardo già importante (e ormai consueto) per il decreto da cui nasce il bando nazionale, e a cascata tutti quelli regionali. Ed è facile immaginare che ne nascerà un testo che piacerà a pochi, e che non avrà recepito se non marginalmente le indicazioni espresse da una filiera forse troppo divisa. E che, a meno che non sia veramente inattaccabile da un punto di vista formale (cosa che visti i precedenti appare poco probabile), darà vita a graduatorie che saranno ancora una volta, facilmente, obiettivo di ricorsi e contro-ricorsi.
Il tutto, peraltro, in un quadro europeo da non sottovalutare, perchè l’Ue è sempre vigile sull’utilizzo dei fondi che assegna, e pronta a sanzionare e penalizzare chi non è in grado di usarli a dovere. E questo va considerato tanto più in questa fase, in cui si sta seriamente ragionano sugli scenari post Brexit, con il bilancio comunitario, che per oltre la metà è sotto la voce “agricoltura”, che mancherà del contributo della Gran Bretagana, e andrà rimodulato in modi ancora da stabilire.
Una situazione in cui l’Italia, primo produttore di vino al mondo, con un settore che, nonostante tutto, rappresenta uno dei fiori all’occhiello del Belpaese dal punto di vista economico, sociale, ambientale e d’immagine internazionale, sta facendo davvero una pessima figura.
Anche perchè appare impossibile, ed inaccettabile, che la politica e la pubblica amministrazione non riescano più a decidere con tempestività e chiarezza come gestire e assegnare 100 milioni di euro, cifra che sembra enorme, ma che di fatto rappresenta meno dell’1% del fatturato complessivo del settore, stimato in 12 miliardi di euro all’anno.
E tutto questo si svolge nel silenzio totale del Ministro Maurizio Martina e del Ministero delle Poliche Agricole sulla vicenda, e con una rappresentanza della filiera che, al di là di qualche dichiarazione in ordine sparso, mai troppo decisa, ha tentennato, salvo singole eccezioni, nel prendere una posizione di netto dissenso da quanto sta accadendo. Che va a scapito di tutta la filiera del vino italiano e di tutto il suo indotto. Mentre i competitor europei e non solo, non stanno di certo a guardare.