Planeta, a luglio due appuntamenti in riva al lago

 

 

Venerdì 16 luglio
ore 19:00
L’INVERNO DEI LEONI di Stefania Auci

Presso la cantina dell’Ulmo, venerdì 16 luglio alle ore 19.00, la scrittrice Stefania Auci presenterà il nuovo romanzo “L’Inverno dei Leoni”, che conclude la Saga dei Florio protagonisti de “I Leoni di Sicilia”. Il romanzo sarà illustrato insieme alla giornalista Sara Scarafia in un incontro che avrà luogo nel baglio del ‘500 di proprietà della famiglia Planeta, un posto di assoluto fascino, circondato dai vigneti che digradano verso il Lago Arancio. Seguirà un percorso di degustazione di prodotti del territorio e vini Planeta.

Sabato 17 e domenica 18 luglio
dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 20:00
INAUGURAZIONE DEL PERCORSO VERSO LA FORTEZZA DI MAZZALLAKKAR
In collaborazione con Le Vie Dei Tesori e il Comune di Sambuca di Sicilia
Sabato 17 e domenica 18 luglio dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00, in collaborazione con Le Vie Dei Tesori e il Comune di Sambuca, verrà inaugurato il percorso verso la Fortezza di Mazzallakkar. Riemersa per magia dalle acque del bacino, dall’alto dei suoi oltre mille anni, la fortezza è uno dei monumenti più rappresentativi di Sambuca di Sicilia. Grazie all’accordo tra l’Amministrazione Comunale di Sambuca el’Azienda Planeta, con il contributo di Le Vie dei Tesori, sarà resa fruibile. Per raccontare la storia della fortezza, è stato realizzato un nuovo allestimento del Country Museum – Iter Vitis di Planeta. Per l’occasione, dalle ore 12.00 alle 14.00 e dalle 19.00 alle 21.00, Planeta proporrà una degustazione di prodotti del territorio sotto le volte dello splendido patio storico della cantina.

Mazzallakkar Gianni Mania

La fortezza di Mazzallakkar / foto di Gianni Mania

Cos’era Mazzallakkar? Un fortino arabo che proteggeva dal basso il castello di Zabut? Un presidio più tardo, dopo l’anno Mille, quando l’antica Sambuca era già nata, magari sorto su un’architettura preesistente? È il nome, già a sentirlo pronunciare, che evoca veli, spezie, mercanti, profumi, sete e incensi. Ma la storia del fortino che ogni sei mesi riemerge dall’acqua placida del lago Arancio (altro nome delizioso), è ancora tutta da scrivere (ve ne abbiamo parlato qui). Per il momento, la racconteranno Le Vie dei Tesori nel prossimo weekend: sabato 17 e domenica 18 luglio, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20, si potrà raggiungere la riva del lago e il fortino. La visita guidata partirà dalla Cantina Ulmo di Planeta, affacciata sul lago Arancio. Fu proprio l’invaso artificiale, costruito a metà degli anni Cinquanta del secolo scorso nella vallata conosciuta come la “Zona dei mulini”, a sommergere il fortino di Mazzallakkar quando era ancora in buono stato di conservazione. Adesso, con il progressivo abbassamento del livello del lago, insieme alle torri che già svettavano dall’acqua, sono ricomparse anche le mura fortificate, a raccontare il tempo in cui le carovane in marcia si fermavano proprio qui a cercare ristoro. Nel corso degli anni e in tempi più recenti, il fortino venne anche usato dai pastori del luogo per ricoverare le greggi, ma l’antica conformazione squadrata con le torri, è rimasta intatta. L’amministrazione comunale di Sambuca, contando anche sul richiamo di questa storia unica, vuole adesso valorizzare Mazzallakkar e renderlo fruibile. Per raccontare la storia del fortino, è stato realizzato per l’occasione un nuovo allestimento del County Museum Iter Vitis srotolato in 16 pannelli illustrati.

Per info e prenotazioni
Planeta, tel 0925.1955460
Acquisto ticket e coupon su Le Vie dei Tesori
www.leviedeitesori.com – Il fortino arabo che rinasce dalla acque
ticket.leviedeitesori.com/checkout.aspx?bk=42020


Il libro

L’INVERNO DEI LEONI di Stefania Auci
Hanno vinto, i Florio, i Leoni di Sicilia. Lontani sono i tempi della misera putìa al centro di Palermo, dei sacchi di spezie, di Paolo e di Ignazio, arrivati lì per sfuggire alla miseria, ricchi solo di determinazione. Adesso hanno palazzi e fabbriche, navi e tonnare, sete e gioielli. Adesso tutta la città li ammira, li onora e li teme. E il giovane Ignazio non teme nessuno. Il destino di Casa Florio è stato il suo destino fin dalla nascita, gli scorre nelle vene, lo spinge ad andare oltre la Sicilia, verso Roma e gli intrighi della politica, verso l’Europa e le sue corti, verso il dominio navale del Mediterraneo, verso l’acquisto dell’intero arcipelago delle Egadi. È un impero sfolgorante, quello di Ignazio, che però ha un cuore di ghiaccio. Perché per la gloria di Casa Florio lui ha dovuto rinunciare all’amore che avrebbe rovesciato il suo destino. E l’ombra di quell’amore non lo lascia mai, fino all’ultimo… Ha paura, invece, suo figlio Ignazziddu, che a poco più di vent’anni riceve in eredità tutto ciò suo padre ha costruito. Ha paura perché lui non vuole essere schiavo di un nome, sacrificare se stesso sull’altare della famiglia. Eppure ci prova, affrontando un mondo che cambia troppo rapidamente, agitato da forze nuove, violente e incontrollabili. Ci prova, ma capisce che non basta avere il sangue dei Florio per imporsi. Ci vuole qualcos’altro, qualcosa che avevano suo nonno e suo padre e che a lui manca. Ma dove, cosa, ha sbagliato? Vincono tutto e poi perdono tutto, i Florio. Eppure questa non è che una parte della loro incredibile storia. Perché questo padre e questo figlio, così diversi, così lontani, hanno accanto due donne anche loro molto diverse, eppure entrambe straordinarie: Giovanna, la moglie di Ignazio, dura e fragile come cristallo, piena di passione ma affamata d’amore, e Franca, la moglie di Ignazziddu, la donna più bella d’Europa, la cui esistenza dorata va in frantumi sotto i colpi di un destino crudele. Sono loro, sono queste due donne, a compiere la vera parabola – esaltante e terribile, gloriosa e tragica – di una famiglia che, per un lungo istante, ha illuminato il mondo. E a farci capire perché, dopo tanti anni, i Florio continuano a vivere, a far battere il cuore di un’isola e di una città. Unici e indimenticabili.

Stefania Auci è nata a Trapani, ma vive da tempo a Palermo, dove lavora come insegnante di sostegno. Con I Leoni di Sicilia, che ha avuto uno straordinario successo – più di cento settimane in classifica, in corso di traduzione in 32 Paesi –, ha narrato le vicende dei Florio fino alla metà dell’Ottocento, conquistando i lettori per la passione con cui ha saputo rivelare la contraddittoria, trascinante vitalità di questa famiglia. Una passione che attraversa anche L’inverno dei Leoni, seconda e conclusiva parte della saga, e che ci spalanca le porte del mito dei Florio, facendoci rivivere un’epoca, un mondo e un destino senza pari.

I Florio
Originari di Bagnara Calabra, i fratelli Paolo e Ignazio Florio sbarcano a Palermo nel 1799, decisi a fare fortuna. Sono aromatari – commerciano in spezie – e la concorrenza è spietata, ma la loro ascesa appare subito inarrestabile e ben presto le loro attività si espandono: avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una compagnia di navigazione… E questo impulso – nutrito da una caparbia determinazione – non si ferma neppure quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende le redini di Casa Florio: nelle cantine di famiglia, un vino da poveri – il marsala – viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno – sott’olio e in lattina – ne rilancia il consumo… In tutto ciò, Palermo osserva il successo dei Florio con un misto di ammirazione, d’invidia e di disprezzo: quegli uomini rimangono comunque «stranieri», «facchini» il cui sangue «puzza di sudore». Ed è proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale che sta alla base dell’ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro esistenza pubblica e privata. Perché gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e – sebbene non lo possano ammettere – hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto – compreso l’amore – per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile. Vincenzo muore nel 1868, a neanche settant’anni, lasciando il destino di Casa Florio nelle mani dell’unico figlio maschio, il trentenne Ignazio, che ha sposato due anni prima la baronessa Giovanna d’Ondes Trigona, portando finalmente «sangue nobile» in famiglia. Ignazio è cresciuto nel culto del lavoro, nella consapevolezza che i Florio devono sempre guardare oltre l’orizzonte. E si appresta a scrivere un nuovo capitolo della storia della sua famiglia…

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