Rapitalà e i giardini arabi di Camporeale

 

Il Giardino di Allah, The Garden of Allah, fu il primo film a colori girato da Marlene Dietrich. Prodotto nel 1936, conosciuto anche con il nome Anime nel deserto e Il giardino dell’oblio, si basa sul romanzo di Robert Hichens, pubblicato a Londra nel 1904.

La fascinazione che la Sicilia suscita nei suoi visitatori – americani, europei, nord-africani, senza distinzione di epoca o nazionalità – rasenta spesso l’ipnotismo e mi ricorda, per certi dettagli, il film della Dietrich. Ancora oggi, molti nomi di luoghi e di contrade sono quelli scelti da ammirati conquistatori.

La parola Rapitalà, ad esempio, risale al IX-X secolo e alla dominazione araba, “Rabidh-Allah” potrebbe significare fiume, giardini o anchecasale di Allah. Un dettaglio che, in ogni caso, la dice lunga sulla condizione climatica dei luoghi, fertili, ricchi di acqua e dalla vegetazione rigogliosa della contrada che oggi ne porta il nome. Gli inverni sono miti, tiepidi, le giornate lunghe e luminose. Nel mese di febbraio, dopo una notte di pioggia, i campi brillano anche se colpiti da pochi raggi di sole. Le palme e il verde smeraldo dei campi confondono l’osservatore, tormentato dal dubbio “Africa o Dolomiti?” e rapito da una calma introversa.
E sembra di rivedere l’austera eleganza della Dietrich…

Tenuta Rapitalà – fiore all’occhiello di GIV, Gruppo Italiano Vini – si trova tra Alcamo e Camporeale, insinuata tra colline che giungono sino a 700 metri di altitudine. I suoli seguono la variabilità e le quote delle colline, così come delle giaciture delle vigne. Per lo più sono franco-argillosi nella parte bassa e con arenaria nella parte sommitale.

L’azienda ha una ampiezza di 220 ettari, di cui 165 vitati, e produce circa tre milioni di bottiglie. Una parte delle uve è gestita da conferitori, confluendo in varie linee di produzione. Con questa vendemmia, la 2018, si è concluso il periodo di conversone, i vigneti di proprietà hanno la certificazione in biologico dall’azienda emiliana CCBB. Ben 130 le diverse parcelle, i vigneti più importanti sono, come spesso accade, quelli in alto sulle colline.

Laurent de La Gatinais

Anche se l’assetto aziendale con visione filo-francese fu stabilito oltre trenta anni fa da Hugues Bernard de la Gatinais, un fatto unico e straordinario per gli anni ’80 e che approfondiremo, e dalla moglie Gigi Guarrasi, cui apparteneva la tenuta, il cambio di passo è datato 2004. Qui si innesta l’indispensabile partecipazione societaria di Gruppo Italiano Vini, mentre la direzione dell’azienda viene affidata a Laurent, figlio di Gigi e di Hugues, e che ancora oggi la conduce.

Non ero in visita a Rapitalà da almeno quindici anni e quello che mi si presenta è, di fatto, un’altra realtà. La nuova organizzazione focalizzata sulla cura del vigneto – un fatto imprescindibile che non sfugge a chi visita l’azienda – sulla funzionalità degli impianti e sulla rete capillare di vendita, lancia la produzione di Rapitalà verso record che per altri sono un ricordo: il 75% della produzione è venduto in Italia, di questo il 50% resta in Sicilia. Mentre la sola Palermo assorbe il 60% del dato siciliano.
In vigna sovrintendono Stefano D’Antoni e Roberto Giocondo, in cantina l’enologo Silvio Centonze.

Daniel Thomases, prestigiosa firma italiana del vino e collaboratore in WIS, ha intervistato l’enologo Silvio Centonze. Rimandiamo la stessa intervista con ulteriori approfondimenti ad altro indirizzo (vedi qui).

Tenuta Rapitalà
Contrada Rapitalà – 90043 Camporeale (PA)
Tel. +39 092437233
www.gruppoitalianovini.it