Ottime notizie da Palermo: ha appena riaperto (ieri, 5 giugno 2021) il Grand Hotel et Des Palmes. L’edificio è una icona assoluta della ospitalità cittadina. Le origini, inizialmente una residenza privata conosciuta come Palazzo Ingham, risalgono al fine ‘800. Fu edificato dalla famiglia Ingham-Whitaker – le cui attività erano legate al vino Marsala – nel 1874. Originariamente, il palazzo era collegato da un lato da un passaggio segreto alla Chiesa anglicana, dall’altro aveva un giardino talmente grande da arrivare sino al mare. Sul finire del secolo, fu venduto al cavaliere Enrico Ragusa che, nel 1907, diede incarico all’architetto Ernesto Basile di trasformarlo in un lussuoso albergo simbolo della Belle Époque
L’hotel – che passa da 4 stelle a 5 stelle lusso – dispone di 102 camere più alcuni appartamenti in formula Cond hotel, di cui oggi 15 disponibili. Gli altri sono in corso di allestimento, così come la nuova SPA.
Tre i ristoranti del Grand Hotel et Des Palmes: “Le Palmette”; il “NeoBistrot” con il suo MixologyBar; e il “Ristorante Gourmet” situato al 5° piano, nella suggestiva terrazza. Condotti e seguiti dallo chef Filippo La Mantia.
Ripercorrere l’hotel non mi lascia indifferente, tante le emozioni che si susseguono in questa storica casa. Abilmente ripresi e rinnovati gli ambienti (seguiti in parte dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali), persino la mobilia originale ha ritrovato – grazie ad una scrupolosa opera di restauro – una nuova vita. Opere di pregio, materiali e tessuti ricercati, modellano gli spazi insieme alla luce che vi filtra attraverso.
Un pianoforte con lo spartito del Parsifal e una fontana con un busto di Richard Wagner ricordano il legame dell’hotel con il compositore tedesco, uno dei più importanti musicisti di ogni epoca e, in particolare, come il più grande del romanticismo.
Giunse a Palermo nel 1881 con famiglia, servitori e tanti acciacchi. L’idea, per ragioni di salute, era quella di trovare un clima mite e soleggiato. Ebbe fortuna: scrisse di Palermo “qui c’è soltanto primavera ed estate”. Per le minime necessità, sue e del seguito, prese tutto un piano del Grand Hotel et des Palmes. Lavorò alacremente al terzo e ultimo atto del Parsifal, che completò. Le sue qualità di affabulatore gli giovarono, le tensioni con la direzione dell’hotel, a causa dei conti da pagare, si fecero dure. Alla fine, a passo dall’inevitabile, fu salvato dagli amici, una cordata di nobili palermitani che pagò il conto. Ma dovette andare via. I Tasca d’Almerita – al doloroso check-out – gli concessero per sei mesi Villa Gangi ai Porrazzi.
Gli aneddoti legati alla sua persona sono deliziosi, ne cito due. Pare che mentre stesse lavorando alle ultime note del Parsifal giunse a Palermo Pierre Auguste Renoir, partito appositamente da Napoli. Affascinato dalla sua figura, era intenzionato a dipingergli un ritratto. Renoir, consapevole del carattere non facile del suo soggetto, fece scrivere da un amico comune una raccomandazione che, però, dimenticò a Napoli. Com’era prevedibile, Wagner lo lasciò alla porta per riceverlo solo dopo il recupero della lettera. La seduta durò appena trentacinque minuti. Quel ritratto si trova oggi al Musée d’Orsay di Parigi. Nell’altro, assillato dagli aristocratici che gli chiedevano dei concerti per pianoforte, Wagner ne organizzò uno per vendetta: iniziò alle dieci del mattino e proseguì, con sadica crudeltà, sino al tardo pomeriggio con musiche insopportabili.
La notizia improvvisa della morte di Wagner suscitò una forte reazione presso i palermitani che reclamarono di metter subito in scena l’opera. Tale impeto, tuttavia, svaporò rapidamente e la prima del Parsifal venne rappresentata al Massimo nel 1914. Richard Wagner subì da sempre il fascino della Sicilia, anche nella musica. Sin da giovane reputò la chiarezza del canto belliniano un modello per gli operisti tedeschi tentando di seguirlo a sua volta.
FP
Grand Hotel et Des Palmes
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