Riedel: la Boemia, la storia dei calici e la fortuna del vino mondiale

 

Vini e cristallo. Un trionfo estetico e di piacere. Gli ultimi trent’anni di cultura della tavola sono stati rivoluzionari: adesso appassionati e professionisti conoscono il bicchiere, un elemento fondamentale nel godimento e nella degustazione del vino. Siamo convinti che parte della sua fortuna sia da attribuire al suo contenitore nella forma più bella: il sottilissimo e leggero cristallo. Senza di esso sarebbe un prodotto senza vestito.
Ma quando e dove è nata questa forma di conoscenza? Sono centinaia le tipologie di bicchieri che si trovano in commercio e che sono associate ad uno o ad una tipologia di vino. Ormai è noto, ogni vino vuole il suo bicchiere, una forma che ne esalti le sue caratteristiche. Il Cabernet a “bolla”, il Riesling a tulipano, lo Chardonnay alto e mediamente slanciato. La forma e lo spessore del cristallo cambiano le percezioni sensoriali.
Lo studio della scelta del bicchiere, oggi una quasi “scienza”, ha le sue radici in Boemia, una regione dell’attuale Repubblica Ceca. Poi, si svilupperà in Austria.
Claus Joseph Riedel, nato a Paolaun, classe 1925, era un ingegnere chimico e mastro vetraio per attività di famiglia, artigiani da nove generazioni, dal 1756. Aveva imparato da suo padre il mestiere e fu l’unica cosa che gli rimase alla fine della seconda guerra mondiale a causa delle nazionalizzazioni e delle confische operate dal regime comunista. Alcuni passaggi intermedi sono però fondamentali: arruolato tra i tedeschi, lottò contro i partigiani in Liguria e Toscana. Fu catturato nel fine della guerra dagli americani e inviato per 10 mesi in un campo di prigionia a Pisa. Durante il rimpatrio in Germania, fuggì rocambolescamente dal treno in corsa mentre era in transito in Austria. Qui rimase e trovò lavoro come vetraio presso Daniel Swarowsky, che a sua volta fu apprendista dal bisnonno dello stesso Riedel.
La svolta giunse nel 1955 quando il governo austriaco gli chiese di occuparsi del fallimento e di rilevare la vetreria Tiroler Glashütte. L’operazione ebbe successo anche grazie al padre, Walter Riedel, che durante la guerra in Germania aveva prodotto tubi in vetro sottovuoto Ricongiunto con il figlio diede vita all’attuale marchio Riedel presso Kufstein, a confine con la Germania.
Ma il merito principale va a Claus. Capì prima di tutti che la forma e il materiale del bicchiere aveva un’importanza fondamentale. La produzione che Carl sviluppò si basava principalmente – come oggi – sulla scelta del bicchiere in funzione del vitigno.

Georg Riedel

Georg Riedel

Le due generazioni successive, Georg Riedel con il figlio Maximilian, hanno ulteriormente approfondito questo studio e allargato la produzione ad altri due stabilimenti in Germania a Weiden e ad Amberg, raggiungendo un totale di circa 500 impiegati per 60 milioni di bicchieri prodotti ogni anno; oltre, articoli di arredo per casa e accessori del vino e della tavola. La capacità di “fusione” è di circa 90 tonnellate al giorno.

Il contenuto determina la forma (ovvero, la forma segue la funzione, Bauhaus). Nel 1961 venne lanciata la prima linea di calici con forme e dimensione diverse. Erano bicchieri disadorni di sottile vetro soffiato, che avevano – come oggi – tre parti principali: un’ampia coppa o bevante da circa 700 ml., un sottile e alto stelo e una base dello stesso cristallo. Nel 1973 ci fu l’evoluzione con quella che venne chiamata la serie “Sommelier”, per gli appassionati i migliori amici del vino, e che faranno la storia e la fortuna del brand. La critica specializzata fu da subito molto favorevole. Robert Parker, giornalista tra i più autorevoli scrisse: “i bicchieri migliori, sia a livello tecnico sia edonistico, sono quelli prodotti da Riedel. L’effetto di questi bicchieri sul vino di qualità è profondo e non sottolineerò mai abbastanza quanta differenza facciano”.
Della differenza avevamo già avuto anticipazione in Italia durante un seminario con lo stesso Georg Riedel e Angelo Gaja (che distribuisce in Italia) nel 1999 in occasione del primo Simposio Internazionale del Gewürztraminer a Termeno. Un’esperienza illuminate che si può ripetere a Kufstein.

Provare per credere
Oltre che ammirare il museo, la produzione dei calici, dai forni alla soffiatura, alla costruzione dello stelo e della base dalla pasta di vetro, tra le cose che si possono vivere presso lo stabilimento e lo shop, chiedete della degustazione in quattro diversi calici di uno stesso vino, a scelta bianco o rosso. Sembrerà curioso, ma la sensazione di diversità che si prova assaggiando il Grüner Veltliner di Brundlmayr è abissale. Peraltro tutti della serie “Superleggero”, soffiata e prodotta a mano. Costo: circa 80 euro a calice.
Il percorso prevede un percorso-tour a tappe alla scoperta dei cinque sensi, una veduta sulla produzione e sui forni, una visita allo shop e la guida al sommelier per la scelta del calice più adatto.
I prezzi vanno da pochi euro a bicchiere sino a un’ottantina di euro per le serie migliori. Ma ci sono anche le seconde e le terze scelte (con piccole imperfezioni) a forti sconti.

Infine, a chi dovesse prevedere una sosta prolungata, suggeriamo la visita del centro storico di Kufstein e la rocca con il castello. Tra i ristoranti, l’Alpenrose, presso l’omonimo hotel e proprio di fronte allo shop Riedel; l’Auracher Löchl, cucina creativa; e il Goldener Löwe a ridosso della zona pedonale, sempre di genere tradizionale-austriaco.

di Francesco Pensovecchio

 

Riedel Glas
A – 6330 Kufstein
Tel. +43 (0) 537264896
www.riedel.com

 

Scritto da