Non sembrano essere molto di moda gli atlanti, di questi tempi, tempi in cui vanno più di moda in confini, delle strade, i muri più delle porte. Per questo ne ho comprato uno, uno parecchio bello che declina la terra, secondo la lingua del vino. Il libro si chiama The World Atlas of Wine, ed è una mappa della vigna del mondo, forse l’unico libro necessario nella casa di un sommelier, di un wine lover, o di tutti i non astemi del pianeta.
Una mappa della Vigna del mondo, del grande vigneto globale che è la nostra terra, dove miliardi di persone, nascono, vivono, amano, soffrono, e quindi bevono vino.
Natale non è ancora vicinissimo, ma sono pochi, di questi tempi, i regali davvero utili. Ora che il climate change ha reso (quasi) superflui i classici regali last-minute come sciarpe e guanti, forse ad alcuni sembreranno tanti 50 euro per un libro, ma forse sono davvero pochi, per un’opera mondo, perché di questo si tratta, per un libro che parte dalla Borgogna per arrivare, molte, entusiasmanti pagine dopo, al Giappone e alla Cina (sì, anche là si produce vino, tanto anche), passando per Sud America, Australia e Sud Africa.
Forse la geografia, in questi tempi di globalizzazione solo teorica, in tutte le complessità, altezze e depressioni (più o meno caspiche) sono appiattite a misura di schermo, e pixelate in poche decine di pollici, può sembrare una scienza fuori moda, una materia da nostalgici, una cosa da gente strana, ora che il mondo è tutto a portata di mano o di click e tutto sembra così vicino. Questo Atlante, e il vino in generale ci ricordano che (almeno per ora) non è così: perchè il vino sì, nemmeno in questo millennio glabro, in cui quasi tutto è comprimibile in un file zip, de materiazzabile in un cloud, resta un oggetto anomalo, impossibile da allegare, allergico a tutti i formati che non siano quello della bottiglia.
La geografia in quanto studio dei luoghi fisici e della relazione delle popolazioni con l’ambiente in cui abitano, sembra la chiave più adatta per capire il vino, dato che se alla parola popolazioni sostituiamo vigna, il significato cambia, davvero, di poco.
Ne avevo un’edizione del 2001, che avevo comprato usata online, incuriosito dal formato, o forse perchè ho sempre considerato gli atlanti gli unici veri libri di avventura, perchè parlano di mondo e di umanità e avventure più grandi di queste io non ne riesco ad immaginare.
Nel suo romanzo definitivo sul fine dining a New York, Sweetbitter di Stephanie Danler (trodotto in italiano da Rizzoli in “Il Sapore dei desideri”) la giovane sommelier protagonista della storia, riceve in dono una vecchia edizione del Word Atlas of wine dalla Head Sommelier del ristorante dove viene assunta, come benvenuto nello staff, insieme alla frase da non dimenticare mai “Wine is Geography”.
Un libro per ricordarci, in questi tempi in cui tutto sembra essere riconducibile ad indagini organolettiche e chimiche sempre più raffinate, la vera essenza del vino, riposa sempre nel territorio dove nasce, e che, se ben fatto, racconta. Un libro per ricordarci che il vino non nasce nel bicchiere o in cantina, ma dalla terra, sempre. Un libro per ricordare a tutti, ma in special modo ai sommelier che raccontare il vino è sempre raccontare, prima, di luoghi, di agricoltura e di terra.
La Sicilia, che è la prima cosa che cerco nell’indice di ogni libro sul vino come in ogni enoteca quando sono all’estero, o in generale lontano da casa, e noto che ne ha fatta, fortunatamente di strada la mia isola. Se nell’edizione del 2001 le era dedicata una pagina minuscola, con una cartina approssimativa e senza distinzioni di doc e territori, nel 2019, le cose cambiano, e per il meglio, la Sicilia occupa 2 intere pagine, come la Cote D’Or, pagine dove vengono menzionate Doc come Eloro, Faro e Mamertino, dove si menziona la sua DOCG, il Cerasuolo di Vittoria e i vini delle isole, e dove all’Etna viene dedicata una cartina a parte, come avviene solo con i grandi territori del mondo. La Sicilia, insomma, nella geografia enoica del mondo non è più un capitolo minore, ma un capitolo che nel tempo ha acquisito importanza, e risalto, che di certo ha ancora tanta la strada da fare, ma che anche tanta ne ha fatta.
Se conoscete un sommelier e gli volete bene, tutti ne conosco uno, a Natale sapete cosa regalargli, vi guadagnerete eterna riconoscenza, di questi tempi non è poco.
di Stev Bagnacani
World Atlas of Wine, 8th Edition
di Hugh Johnson e Jancis Robinson
Editore: Octopus Publishing Group
Anno: 2019
Rilegatura: Hardback
Pagine: 416 p.
Testo in inglese
Dimensioni: 300 x 238 mm / peso: 2250 gr.
EAN: 9781784724030
Immagine in copertina: “Tenacity” by Barbara Lormans / Adding to map collage portrait “Tenacity” made from maps of central South Island New Zealand celebrating strong women #pioneer series