Come sarà il vino che verrà? Quali sono gli scenari futuri che il mondo vitivinicolo si prepara ad affrontare? Domande che sono spunti per una riflessione più ampia che Uva Sapiens, società di alta consulenza tecnica e specialistica nel settore vinicolo impegnata in diverse aree del mondo, ha voluto affrontare per ragionare insieme sul futuro e sullo stato evolutivo nel mondo del vino.
Nata nel 2013 dalla volontà di Mattia Filippi, Umberto Marchiori e Roberto Merlo, i tre soci fondatori hanno sempre voluto dare forma e sostanza a un’intuizione ma anche a una necessità che appariva sempre più evidente nella loro attività quotidiana di consulenti enologici: fornire ai loro partner un servizio di alta consulenza tecnica e specialistica capace di dialogare in modo sinergico con tutti gli aspetti che compongono la filiera del vino.
Per farlo, hanno adottato un approccio consulenziale che si basa sulla contaminazione positiva di altri settori nei confronti dell’intero processo produttivo e sulla multidisciplinarietà. Oggi la riflessione più urgente è quella sulla visione del vino che verrà e sull’evoluzione tracciata in questi anni.
“Ritornare alla tecnica e non alla tecnologia – commenta Mattia Filippi – ad un’enologia leggera che non aggiunge ma toglie. Il vino del futuro deve sempre di più assomigliare a una scultura, non a un lavoro di pittura di un quadro. Come lo scultore, bisogna modellare togliendo, non aggiungendo elementi. Guardiamo al futuro attraverso un vino che rispetti, conoscendola, la materia prima, la sua attitudine, la sua vocazione”.
Qualche domanda in più a Mattia Filippi:
Cambiamenti climatici, crisi idrica, siccità, mutamenti socio-economici, calo dei consumi. Come tutte queste variabili strutturali hanno impatto sul mondo del vino?
Il vino è a un bivio: affermarsi come bevanda necessariamente in linea con trend e consumi, oppure, anche in virtù di un calo dei consumi che è ormai già un dato evidente, il vino diventerà ancor più vino dell’eccellenza parte di un più ampio processo culturale che farà da volano per le diverse aree produttive da cui proviene”- commenta Mattia Filippi.
Una visione olistica che mette al centro la vigna, il vitigno e non più il lavoro dell’enologo. Che non forza la vocazione di un vitigno in direzione ostinata e contraria ma spinge verso la diversità e non l’omologazione
Oggi si cerca la diversità e non l’omologazione. Anche l’industria si dedica al tema dell’artigianalità.
E come sarà il vino che verrà in Sicilia?
Il futuro del vino in Sicilia vedrà i vini di montagna come i principali protagonisti e punterà a piccole varietà come il Perricone e il Catarratto e a nuove zone vinicole come i Nebrodi. La Sicilia ha già avuto trent’anni fa una grande possibilità: diventare la prima regione biologica. Ricerca applicata, competenza, approccio multidisciplinare e imprenditoriale, visione strategica, progettualità, know-how, vino come espressione del territorio, sono gli elementi che caratterizzano la strategia di Uva Sapiens. A partire da questi fattori, Uva Sapiens elabora progetti di qualità nel percorso terra, vigna, cantina, bottiglia, che puntano alla sostenibilità economica e ambientale, all’espressione massima dell’identità attraverso la consulenza strategica sullo studio del territorio, alla gestione del verde e alla difesa dalle malattie, dal creare nuovi vini pensandoli fin dal vigneto, alla gestione della cantina, assemblaggi e affinamenti, fino alla ottimizzazione dei flussi di lavorazione e al posizionamento del vino sul mercato, inclusa la formazione completa del personale. Da questo punto di vista siamo più antieroi che eroi.
Un vero e proprio “hub” di competenze trasversali e multisettoriali capace di fornire alta consulenza tecnica e specialistica a decine di aziende vitivinicole. Italia, Romania, Moldavia, Croazia ma anche Napa Valley, Virginia, California sono alcuni dei Paesi dove i 9 professionisti di Uva Sapiens operano.
Il vino non inteso come prodotto di una tecnica specifica ma come prodotto culturale. Cosa significa vino contemporaneo? Un vino comprensibile e bello, non frutto di una tecnica specifica ma di un valore culturale. Mi piace pensare al mondo del vino e del cibo con un parallelismo cinema-teatro. La cucina è come il teatro, ogni giorno devi fare diverse prove e andare in scena. Il vino è come fare cinema: ci sono diversi attori e un’ unica possibilità di andare in onda anche dopo diversi anni.
di Liliana Rosano