Why ProWein? Riflessioni dalla riva destra del fiume (Reno) pensando al Vinitaly

 

Sarà la rinomata organizzazione tedesca a fare la differenza? O l’internazionalità dell’evento? Sta di fatto che la ProWein di Düsseldorf si conferma come l’evento degli eventi del vino: un’occasione unica per le cantine di fare business e accrescere il trade. E lo si può fare in un ambiente professionale, sereno, lontano dalla confusione che spesso anima altre fiere.

L’offerta poi è strabiliante: ci si può davvero fare un’idea della viticoltura mondiale aggirandosi per i padiglioni, la sola Italia espone su una superficie di 12.000 metri quadrati. In totale sono 60 le nazioni rappresentate e più di 6.400 gli espositori coinvolti nell’evento. 

Presenza nutrita anche per le cantine siciliane: una cinquantina quelle intervenute. I vini della Trinacria sono presenti su tutto il territorio tedesco e hanno ampi margini di crescita in questo interessante mercato, il secondo per i vini italiani dopo gli Stati Uniti.
L’Etna ad esempio è un fenomeno che non sembra ancora esploso nel  Paese, ma i vini prodotti alle pendici del vulcano hanno avuto in queste  giornate riscontri più che positivi da parte di clienti e importatori. 

Sono principalmente loro a “vivere” la fiera: gli addetti ai lavori, per lo più europei. Si è fatta notare quest’anno l’assenza degli asiatici, dovuta all’organizzazione di altre fiere in Cina, per loro decisamente più comodo logisticamente. 

Sono pochi gli incontri casuali al ProWein: si procede per appuntamenti, si rinnovano le “alleanze” con gli importatori e se ne creano di nuove. Meno spazio per i winelovers quindi, ma la reale possibilità di chiudere contratti importanti. 

Per i giornalisti poi una serie di conferenze e degustazioni attraverso le quali è possibile capire e conoscere i nuovi trends. Interessante il focus speciale sui vini naturali, necessario visto come si è passati dai 130 espositori del 2009 ai 250 di quest’anno. Si discute anche di come i nuovi equilibri politici, presidenza Trump e Brexit, possano ed abbiano influito sul mondo del vino. 

Una visione a trecentosessanta gradi quindi non solo dal punto di vista geografico ma anche e soprattutto per le tematiche approfondite. Un’occasione unica per affacciarsi all’affascinante mondo del vino, con un approccio diverso però: non ci si limita a sorseggiarlo, degustarlo e giudicarlo, qui lo si vende, davvero.

Tutto qui? ProWein promosso a pieni voti?

Forse qualcosa manca, e quel qualcosa è proprio quella “confusione che anima le altre fiere”, il tanto bistrattato Vinitaly ad esempio. 

Forse al ProWein manca proprio l’anima: quel pizzico di disorganizzazione; i giovani (oggi, adolescenti brufolosi ma domani consumatori) che si accalcano sui banchetti, le lunghe file, tentativi di entrare in quattro con un solo biglietto, le risate, la caciara tutta italiana che certo, non agevola le trattative ed è a tratti irritante ma che però ci ricorda cosa sia e cosa debba essere il vino: un aggregante sociale, una pausa nella vita frenetica, una parentesi fatta di allegria, gusto e spensieratezza. 

Quindi si, ProWein promosso, ma al Vinitaly non rinuncio!


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