Il vino e la Svizzera tedesca secondo il giornalista Christian Eder

 

Christian Eder è giornalista da 30 anni e corrispondente di Vinum per l’Italia da 20. Vive e lavora a Salisburgo e viaggia moltissimo per realizzare i suoi articoli e le degustazioni. Il suo profilo poliedrico, la sua formazione, il fatto di vivere in Austria quasi al confine con la Germania, il suo muoversi spesso tra Germania, Austria, Italia e Svizzera – dove ha sede Vinum e dove tiene spesso seminari – lo rendono l’interlocutore perfetto da cui farci raccontare il suo punto di vista su questi mercati.

Con lui abbiamo approfondito alcuni aspetti sul mercato della Svizzera tedesca, uno sbocco importantissimo per i nostri vini, ma prima di iniziare abbiamo fatto una breve chiacchierata sull’Austria, il paese dove Christian è nato e dove vive.

Dell’Austria Eder ci ha spiegato che, anche se gli austriaci sono fortemente orientati verso il consumo di prodotto locale, il vino italiano viene consumato molto più di quello che si può leggere nelle statistiche di mercato perché le cifre ufficiali non riflettono il fatto che molto vino è acquistato direttamente dai wine lover nelle cantine oltre confine. Queste dinamiche ovviamente non agevolano il consumo di vino siciliano e tuttavia la produzione isolana sta diventando sempre più conosciuta e apprezzata, anche grazie alla scoperta di alcuni territori, come l’Etna, che fanno da traino alla produzione dell’intera regione. Secondo Eder, il mercato austriaco è senz’altro molto difficile, ma la Sicilia può avere successo con prodotti di alta qualità e di terroir.

D. Parliamo della Svizzera adesso. La Svizzera di lingua tedesca è un mercato di sbocco molto importante per il vino siciliano, e italiano in genere. Come è evoluto negli ultimi 10 anni?
R. Negli ultimi dieci anni, il mercato svizzero si è rivelato sorprendentemente stabile, anche in tempo di crisi economiche. Non solo: la debolezza dell’euro e la forza del franco hanno dato vantaggi ai vignaioli italiani che sono rappresentati in Svizzera. La Svizzera è certamente uno dei mercati più importanti per la produzione italiana di alta qualità – soprattutto Barolo, Brunello o Amarone – ma anche, tra questi, per i prodotti di punta delle cantine siciliane. In termini di evoluzione del gusto, è possibile affermare che oggi vengono apprezzati maggiormente vini meno alcolici e potenti di prima, il consumatore cerca di più l´eleganza e il goût de terroir.

D. Quali sono le differenze sostanziali – se ce ne sono – all’intero dei Cantoni, in termini di consumo di vino?
R. La Svizzera francofona è naturalmente un po’ francofila, ma nella Svizzera italiana e tedesca il vino italiano occupa una posizione di primo piano. Soprattutto Zurigo, ma anche San Gallo o Basilea sono in mani italiane. Tuttavia, questo vale soprattutto per il consumo di vino rosso.

D. Qual è, secondo te, la percezione del vino siciliano nel consumatore svizzero?
R. Il vino siciliano non assomiglia a nessun altro vino italiano e rappresenta la sicilianità, il flair e lo stile di vita mediterraneo. Il vino siciliano si sposa anche molto bene con la cucina italiana in generale e i vitigni autoctoni – Nero d’Avola, Frappato, Grillo o Catarratto in primo piano – sono anche attualmente molto richiesti. Inoltre, negli ultimi anni il vino dell’Etna ha conquistato una nicchia “vulcanica” davvero unica. Il vino bianco resta ancora tutto da scoprire e questo può essere letto come una grande opportunità.

D. In cosa pensi che eccella la Sicilia del vino in Svizzera e cosa pensi che ancora non abbia capito – cioè, in cosa, secondo te, ha margini di miglioramento?

R. Alla comunicazione dei vini siciliani manca ancora spesso un elemento, e cioè che essi sono ora prevalentemente vini di terroir e di alta qualità provenienti da diverse zone di questo “continente del vino” così ricco e complesso.

D. Cosa ne pensi della comunicazione che fanno le aziende siciliane in Svizzera?
R. Ad eccezione di una manciata di aziende ben conosciute che rappresentano la sicilianità nella loro comunicazione, attualmente, in generale, non si investe moltissimo in azioni di comunicazione.

D. Sappiamo che tu non sei un fan dei social network, tuttavia, secondo te, che peso hanno i social network per il consumatore di vino svizzero? Tu guardi, ogni tanto, le pagine social delle aziende italiane?
R. Non ho nulla contro i social network, però passo il minor tempo possibile nel mondo digitale. Non ho ancora capito il senso di Facebook e Instagram… o meglio: ho sempre più dubbi che ci sia un senso in essi. Tuttavia, l’amante del vino svizzero è certamente ben collegato e ottiene alcune delle sue informazioni da blogger e influencer di ogni tipo.

Intevista a cura di
Alessia Panzeca

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