EtnaDays e il Consorzio di Tutela, intervista al direttore Maurizio Lunetta

 

A pochi giorni dal termine della seconda edizione degli EtnaDays, un evento full-immersion di tre giorni dedicato alla stampa estera che promuove i vini e le cantine etnee con degustazioni, focus diretti sui luoghi e visite in cantina, abbiamo chiesto una breve intervista al direttore del Consorzio di Tutela Vini Etna DOC, Maurizio Lunetta. Molti i temi toccati, dai grandi eventi, alla promozione, alla vendemmia 2023 attualmente in corso. Dal gennaio 2022 il Consorzio è presieduto dall’avv. Francesco Cambria (Cottanera).

Direttore Lunetta, come nasce l’evento EtnaDays?
E’ un progetto di ampio respiro che nasce dal desiderio di far conoscere il brand dei vini Etna DOC, rivolgendoci, in particolar modo al pubblico internazionale. Molte aziende lavorano già sui mercati esteri svolgendo un lavoro meraviglioso per consentire la conoscenza del territorio e del vino etnei attraverso i loro prodotti e la loro visione. Però mancava qualcosa che parlasse della “denominazione” Etna  in linea generale, ragionando  globalmente sui territori e sulle 170 cantine che qui producono. Abbiamo voluto impostare  un progetto più generale di conoscenza del contesto produttivo etneo, slegandoci dalla visione della singola cantina. Etnadays è quindi un momento di incontro nel quale il giornalista – estero o italiano che sia – conosce e si innamora del  territorio etneo, includendo anche i professionisti del cosiddetto lifestyle. In tal modo il marchio Etna viene promosso sui segmenti principali di mercato, maggiormente quelli a cui teniamo, quindi USA, Gran Bretagna, Svizzera, Germania, ma anche la stessa Italia.

Quali sono state le differenze rispetto all’edizione precedente?
Il format è stato leggermente modificato in quanto abbiamo voluto che  sin dall’inizio ci fosse un incontro con i produttori, con un walk-around-tasting che l’anno scorso non era nel programma dell’evento. La scorsa edizione aveva previsto una degustazione più tecnica con banco d’assaggio di tutti i vini. Un’altra novità significativa è stata la partecipazione di 104 aziende, venti in più rispetto all’ottantina dell’evento del 2022. Ovviamente il format cambia anche in base ai desiderata dei produttori. Noi accogliamo i loro consigli in funzione del miglioramento della manifestazione in prospettiva futura.

Qual è stato il riscontro dei giornalisti e dei produttori?
Abbiamo avuto modo di confrontarci con i giornalisti prima della conclusione dell’evento e hanno manifestato una grande soddisfazione. In particolare, hanno apprezzato EtnaDays coloro che non erano mai venuti sul nostro vulcano. Coloro che erano già stati qui sono stati piacevolmente colpiti da nuove piccole aziende, a loro sconosciute, perché inizialmente i giornalisti visitano le cantine più note e importanti. Noi abbiamo avuto la possibilità di far conoscere cantine piccole che difficilmente hanno risorse per fare una comunicazione che li promuova negli Stati Uniti o in  Gran Bretagna. Queste cantine, insieme ai molti giovani del mondo del vino etneo, rappresentano le continue trasformazioni e tendenze del prodotto, e che muta in base ai versanti e ai prezzi. Per quanto riguarda i produttori, attendiamo ancora alcuni feedback. Molti sono già adesso positivi. Ma per avere un quadro completo dobbiamo aspettare ancora qualche settimana.

Per la prossima edizione avete già in cantiere qualche novità da immettere nel format?
Ogni edizione è partorita subito dopo la precedente. Quindi ci riuniremo a breve e ne parleremo. Tenendo conto dei  feedback, decideremo su eventuali modifiche da apportare. Per quanto concerne le date, il periodo sarà più o meno lo stesso, considerando anche il tempo clemente che ha accompagnato le due edizioni fatte fino adesso.

Per rafforzare il brand avete pensato altri eventi promozionali?
E’ in programma un evento primaverile con un format completamente differente, però è ancora in fase di definizione, anche per i finanziamenti che potremo avere. Oltre questo, vorremmo integrare la comunicazione creata con gli Etna Days anche con un incontro più diretto con la ristorazione siciliana, realizzando un evento da cui ottenere benefici reciproci. In questo caso la nostra attenzione sarà indirizzata non tanto ai giornalisti, ma ai distributori regionali, ad esponenti del mondo della ristorazione e alle enoteche, focalizzandoci sulle aziende che hanno un mercato più locale. Dobbiamo ancora verificare le date, tenendo conto delle risorse disponibili.

Ci sono in programma iniziative fuori Sicilia o all’estero?
A ottobre faremo delle serate a Zurigo e Berlino, con sommelier e masterclass dell’Etna. Sempre durante lo stesso mese saremo a Londra e a Edinburgo. Nei primi di novembre saremo a Trento, con un invito quale regione vinicola dell’anno, per un’importante manifestazione nella Piana di Rotaliana. Abbiamo anche una candidatura come Regione Vinicola dell’anno in Svezia da parte della più grande associazione di wine lovers svedesi. E poi c’è la partecipazione al Vinitaly 2024.

La DOC Etna è in grande crescita. C’è intesa per una possibile DOCG? Per gli spumanti a denominazione, c’è la possibilità di includere il carricante?
La crescita è continua. Per quanto riguarda la modifica del disciplinare che potrebbe includere anche la DOCG, si tratta di una scelta che faranno i produttori in assemblea.  Noi proporremo delle modifiche al disciplinare volte a includere la trasformazione dell’intera area DOC in area DOCG. Speriamo di introdurre nuove contrade, così come includere lo spumante da Carricante. L’assemblea si terrà a fine ottobre o a novembre, dopo la vendemmia. Successivamente, in base a quanto deciso, presenteremo la domanda al Ministero, che seguirà l’iter di l’approvazione che mediamente è superiore ad un anno.

Come sta andando la vendemmia 2023? Alcuni lamentano problemi a causa della peronospora
Sicuramente ci sarà una contrazione della produzione d’uva, su questo non c’è dubbio. Sulle uve rosse è previsto un calo medio del 20-25%, in alcuni casi del 30%, che conseguentemente si rifletterà sulla produzione. Va anche detto che la riduzione di produzione è a macchia di leopardo, un po’ di più per le uve a bacca rossa. In base ai versanti, un po’ di più per la zona Nord, meno nella zona Est. Ma essere precisi è praticamente impossibile.

di Gianmaria Tesei

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